La Buona Notizia della Domenica delle Palme
10 Aprile 2022 – a cura di don Carmine del Gaudio
Entriamo oggi nella grande settimana, la Settimana detta Santa. Questo nome richiama la dimensione spirituale più pregna di grazia che viene dall’alto. La contemplazione dei misteri della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù Cristo ci interpellano e, mentre riempiono il cuore, pongono davanti alla nostra coscienza cristiana l’apertura di un orizzonte sconfinato di gioia e di amore. L’entrata di Gesù in Gerusalemme offre ai Giudei l’occasione di poter anticipare la gioia di un trionfo, anche se questo ingresso pur con la cornice della solennità e della gioia di una accoglienza entusiasta, conserva tutto il sapore dell’appuntamento con la morte di croce. E Gesù lo sa. Proprio per questo, con passo deciso stavolta, non esita ad entrare in quella città di pace che avrebbe invece ucciso l’amore, lo avrebbe fermato per sempre legato alla nostra umanità: la croce appunto come nostra vita.
La nostra contemplazione, come dicevo innanzi, oggi è tutta centrata sul mistero della Passione di Gesù. Passione già preannunciata dal profeta Isaia.
Dal libro del profeta Isaìa (50, 4-7)
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
La profezia di Isaia ci lascia intravedere in questo “Canto del Servo” la figura di Gesù. I 4 canti del Servo, che per i Padri della Chiesa e a ben ragione anche per noi è Gesù, sono delle pitture in cui viene descritto tutto il livore degli uomini e tutte le cattive e perfide astuzie che hanno deformato il “più bello tra i figli degli uomini”. Che realissimo nel momento in cui si mettono in controluce le espressioni tragiche di Isaia e quanto avverrà realmente durante la passione di Gesù, dall’arresto alla morte di croce.
Possiamo fare nostra la preghiera accorata del Salmo 21, come lo fu per Gesù che lo pronunciò sulla croce durante l’agonia delle tre ore passare sollevato tra il cielo e la terra. Il bisogno di avvertire vicina la presenza del Padre rende per noi questa preghiera di grande consolazione nel pensare che per nulla al mondo Dio Padre dimenticherà o suoi figli, a cominciare al Figlio “amato” Gesù. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: «Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!». Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa. Si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto. Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d’Israele. Questo Salmo non è la preghiera dello scoraggiamento ma la preghiera dell’affidamento totale. Quanto dobbiamo imparare da questo Salmo nel momento che molto spesso anche noi siamo attaccati dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà, contrarietà, sofferenze malattie, ingiustizie di ogni genere. E con chi ce la prendiamo? Con Dio: dove sei? cosa fai? Perché sei assente? perché non ti fai sentire? Sulla croce, come durante la sua passione, l’umanità di Gesù è stata messa a dura prova. Il credente deve mettere in cantiere che la fede non annulla la natura ma l’aiuta. Se la natura umana con i suoi limiti ci morde e mette in discussione la nostra fede, il cristiano che è in noi e che sperimenta continuamente l’immersione nella morte e resurrezione di Gesù, reagisce invocando l’aiuto di Dio che è il vero liberatore della nostra vita. Così ha fatto Gesù. Così hanno fatto e fanno i Santi, di ieri e di oggi.
Cosa ci dà la garanzia della vittoria sulla tentazione della nostra natura umana?
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (2, 6-11)
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Vedere Gesù, in questo inno cristologico di Paolo, (forse desunto da liturgie della Chiesa primitiva – cioè così lo avvertivano già semplici cristiani che erano freschi nella comprensione di tutto quello che Gesù è stato e manifestava di essere con le sue opere) ci offre le motivazioni di fondo prima di tutto di cosa ha fatto Gesù, poi dei perché non dobbiamo mai sentirci soli perché Gesù ci capisce, ci è vicino. Tanto vicino!
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca (23, 1-49) (forma breve)
Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest›uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell›uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l›autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch›egli a Gerusalemme.
Erode con i suoi soldati insultava Gesù Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
Pilato abbandona Gesù alla loro volontà Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Costui è il re dei Giudei Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Oggi con me sarai nel paradiso Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Padre nelle tue mani consegno il mio spirito Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
Questo più che un racconto deve essere una contemplazione, cioè una preghiera ad occhi chiusi e cuore aperto, disponibile a lasciarsi commuovere da Gesù e dai suoi gesti che sono più grandi dei gesti della cattiveria degli uomini.
Contempliamo il mistero della potenza dell’amore di Gesù che dona la sua vita per noi, proprio mentre eravamo peccatori e non giusti;
Contempliamo l’accondiscendenza che Egli nutre verso di tutti: vorrei poter anch’io incrociare lo sguardo che ha donato a Giuda nel momento del bacio, ai soldati nel momento dell’arresto e delle torture sotto la Torre Antonia;
Contempliamo la gratuità per cui nulla abbiamo fatto di fronte alla totalità dell’amore che viene riversato nei nostri cuori, poveri, fragili, umani;
Contempliamo il perdono anche quando abbiamo rinnegato e tradito Gesù;
Contempliamo il nostro essere: sì, proprio io sono il soggetto, la persona amata da questo Gesù che avrebbe donato la sua vita anche se al mondo l’unico peccatore esistente ero io;
Contempliamo lo sguardo benevolo che anche nel momento della mia caduta Gesù mi rivolge porgendomi la mano per farmi rialzare, Lui, l’unico Cireneo della mia vita umana e spirituale;
Contempliamo con orrore tutte le cattiverie che un uomo può gridare, augurare, volere per il più buono tra i figli degli uomini, il Figlio di Maria Vergine;
Contempliamo l’attrattiva che il Crocifisso esercita anche oggi su ciascuno di noi: anche quando siamo nel peccato quello sguardo non ci ha mai condannati ma sempre accolti e guidati al perdono del Padre, un perdono bagnato dal Sangue del Crocifisso Amore.
Lasciamoci prendere da questa Passione e viviamola dal di dentro. Ringraziamo Gesù per il suo Amore.