La condanna degli imputati, l’architetto Massimo Stroscio a 3 anni e 4 mesi di reclusione, il costruttore Biagio Gargiulo e Silverio Paone, dirigente del brand Kiton, a 4 anni di reclusione, al pagamento spese processuali ed interdizione pubblici uffici da applicarsi all’esecuzione della pena, ammissione di tutte le richieste della parte civile con risarcimento danno da liquidarsi in separata sede oltre spese per la costituzione di parte civile per € 3000 e provvisionale di € 25.000 ha tolto il sonno tranquillo a parecchi elementi di spicco di quella che era la Primavera. La sentenza il cui dispositivo è stato letto in aula alla Prima Penale dal Giudice Monocratico Napolitano Tafuri ha accolto, anche se in modo minore, le richieste del Pubblico Ministero Maria Carolina De Pasquale. Il motivo della preoccupazione di una serie di elementi che, seppur caduti da cavallo rispetto alla scorsa amministrazioni, sono ritornati in auge tra commissioni edilizie e partecipazione alla predisposizione nientepocodimeno che il Piano Urbano Comunale sta in un fascicolo che riguarda l’associazione a delinquere per i quali sono indagati e che, tra i Pubblici Ministeri, annovera Maria Carolina De Pasquale. Innanzitutto va analizzata la posizione giudiziaria dell’architetto Massimo Stroscio che con l’amministrazione comunale della Primavera, dopo essere stato il responsabile dell’ufficio dei lavori pubblici lo è stato per quelli privati e dell’urbanistica, è imputato in diversi processi dove il Comune di Capri è costituito parte civile ed è indagato in altri. La linea difensiva dell’architetto Massimo Stroscio è consistita, attraverso il suo legale di fiducia, Mario Del Savio, ad ipotizzare una sorta di complotto a cui avrebbero preso parte oltre alla Magistratura, dipingendolo come un delinquente, anche i Carabinieri della Stazione di Capri, diretti dal Luogotenente Pietro Bernardo. Quest’ultimo proprio con la condanna degli imputati, architetto Massimo Stroscio costruttore Biagio Gargiulo e imprenditore e proprietario dell’immobile Silverio Paone, ha dimostrato, ormai con una sentenza lapidaria, come veniva gestita l’edilizia a Capri e come era disponibile l’architetto Massimo Stroscio, che nella sua veste rappresentava il Comune di Capri, a non temere di macchiarsi di gravi reati pur di attestare il suo potere quale funzionario responsabile dell’edilizia privata ed urbanistica. Questa è una chiave di lettura tangibile nel momento in cui l’architetto Massimo Stroscio con gli altri due imputati è stato condannato a seguito dell’accusa di in concorso frode e depistaggio, attestazione falsa nella relazione di avvenuto ripristino, falso traendo in inganno la polizia giudiziaria; per il solo Gargiulo e Paone anche reati edilizi ed urbanistici. I Carabinieri della Stazione di Capri, diretti dal Luogotenente Pietro Bernardo, nel corso delle indagini che avevano attivato e che man mano stanno portando risultati come questa prima sentenza di condanna, hanno dovuto subire di tutto. All’epoca delle indagini lo scacchiere politico affarista che era a Capri, supportato da autorevoli tecnici ed imprenditori, preoccupato da quelle indagini come forse accadeva trent’anni fa, cercò di far trasferire il militare, reo di applicare la legge. Sirene che l’Arma dei Carabinieri, che a seguito della vicenda dell’infedele comandante della Stazione Carabinieri di Capri Michele Sansonne, non pensò neanche per un istante di ascoltare per due motivi fondamentali. Le inchieste specialmente sul fronte dell’abusivismo edilizio del Luogotenente Pietro Bernardo erano contrassegnate da profonda correttezza, insomma non si cercava il pelo nell’uovo, anzi ed il secondo motivo era risposto proprio in quel militare che proveniva da realtà malavitose e che quindi svolgeva il suo lavoro con grande professionalità. Sembrava quasi che la Stazione Carabinieri di Capri avesse un organico di 20 / 30 militari mentre invece erano tali quanto una mano. Pochi uomini, tutti motivati da un lavoro inquadrato dal loro comandante che era riuscito, in poche settimane, a far dimenticare il suo predecessore e riattestare l’Arma dei Carabinieri come simbolo di legalità. L’architetto Massimo Stroscio, per la vicenda di Villa Faraglioni, denunciò il comandante della Stazione Carabinieri di Capri, Luogotenente Pietro Bernardo, nonchè la Sovrintendente per abuso d’ufficio; una denuncia caduta nel vuoto è che è costata all’ex tecnico del Comune di Capri un’accusa di calunnia. Per la vicenda di Villa Faraglioni, l’architetto Massimo Stroscio è sul banco degli imputati insieme a potenti tecnici isolani che oggi siedono in Commissione Paesaggistica. In quella vicenda è coinvolto anche, se non imputato, il sindaco dell’epoca Gianni De Martino che effettuava consulenze tecniche; cosa questa che non poteva fare firmando pratiche per il genio civile. Un rapporto molto stretto tra gli ingegneri Aprea, con cui De Martino divideva l’ufficio, e con quello che lui stesso aveva nominato responsabile dell’edilizia privata ed urbanistica, architetto Massimo Stroscio. Con il controllo dei numerosi cantieri edili di Capri all’insegna dell’antiabusivismo, solo cinque risultarono con lavori abusivi, quindi una piccola parte, ed il loro sequestro costarono al Luogotenente Pietro Bernardo un documento dell’Associazione Progettisti e Tecnici dell’Isola di Capri che lo accuseranno di aver fatto apparire l’isola come un insieme di mattoni selvaggi. Mattoni selvaggi che poi emergeranno in una serie di falsi condoni per cui vi sono processi in corso. Quando poi il Luogotenente Pietro Bernardo si è reso conto che la gestione clientelare affaristica delle pratiche edilizie e dei condoni non erano episodi non concatenati, sono iniziati i suoi veri guai. Alla Procura della Repubblica di Napoli sono iniziati a giungere dossier fotografici che ritraevano il Luogotenente mentre parlava con una fonte, con un comune cittadino e quant’altro, nell’obiettivo di screditarlo nella speranza di ottenerne il trasferimento; cosa questa non avvenuta perchè Pietro Bernardo non aveva nulla da nascondere ed il suo operato in materia di indagini era portato avanti in modo concordato con la Magistratura. Dopo questo buco nell’acqua sono scesi in campo i fucilieri, personaggi in giacca e cravatta che, approfittando delle loro amicizie altosonanti, si sono rivolti a chiunque potesse disporne il trasferimento, anche per merito, purchè venisse trasferito; tutte queste azioni sono state inutili. I Carabinieri, da quando la Stazione di Capri è diretta da quel Luogotenente, hanno raggiunto il massimo consenso della cittadinanza riscontrando che, quell’integerrimo Carabiniere, trattava tutti allo stesso modo e certamente non aveva timore di indagare politici, tecnici, faccendieri e quant’altri. A Capri, comunque, non è avvenuto come nella scena conclusiva del film “Il Giorno della Civetta” con il boss che si affaccia da una finestra e, scrutando in piazzetta, viene visto un nuovo Comandante di Stazione compiacendosi che Pietro Bernardo è un uomo e che il nuovo è un quaquaraquà, lasciando scorrere gli affari e quant’altro com’era prima di quelle inchieste che hanno dato risultati di rilievo ed inimmaginabili a Capri. La vera preoccupazione oggi, di coloro che non sono stati nella legge, è l’inchiesta per l’associazione a delinquere, la cui delega per il prosieguo delle indagini è scaduta da circa sette mesi e che potrebbe essere ormai alle battute finali. Di quell’inchiesta se ne ebbe notizia con un articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano ad aprile 2019 e poi con la proroga delle indagini a gennaio 2020.

Nuova Capri proprio con la proroga scrisse:

ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
notificata la richiesta del magistrato Catello Maresca e altri
di prorogare le indagini a carico del cerchio magico

L’ex sindaco ed ingegnere Gianni (all’anagrafe Giovanni) De Martino, l’architetto ed ex responsabile al Comune di Capri dell’edilizia privata e dell’urbanistica Massimo Stroscio, l’ex presidente della Capri Servizi Costanzo Cerrotta, il costruttore Biagio Gargiulo, gli ingegneri Giuseppe Aprea, Marco Aprea, Antonio Esposito, i geometri Antonio Di Martino e Sergio Federico, gli architetti Crescenzo Mariniello, Claudio Stabile e Pino (all’anagrafe Giuseppe) Gramegna sono stati raggiunti da una comunicazione giudiziaria dei Pubblici Ministeri Catello Maresca, Maria Carolina De Pasquale e Giulio Vanacore.
I Magistrati hanno indagato per un anno a carico di politici, tecnici e costruttori per una serie di reati che riguardano la pubblica amministrazione, tra cui l’abuso d’ufficio e il falso ideologico e l’associazione a delinquere.

 

Appena gli indagati sono stati raggiunti dalla comunicazione giudiziaria la voce di quest’atto forte, proprio l’associazione a delinquere, non sono riusciti a tenere le bocche cucite e l’atto dei Pubblici Ministeri è diventato una notizia. Una notizia che si rifà ad un articolo che lo scorso 27 aprile venne pubblicato sul giornale Il Fatto Quotidiano, a firma del giornalista Vincenzo Iurillo, in cui si parlava di associazione a delinquere a Capri: Edilizia. Il primo cittadino De Martino accusato di essere a capo di un sodalizio che facilita le licenze e aggira i vincoli
Capri, l’ inchiesta sul sindaco e la cricca del mattone

Placida al risveglio della bella stagione e pronta a tornare al voto il 26 maggio per eleggere il nuovo sindaco, Capri si affaccia al sole della primavera senza dare uno sguardo al barometro della giustizia che prevede tuoni e fulmini. Secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, i carabinieri della stazione di Capri e della compagnia di Sorrento, sotto il coordinamento della Procura di Napoli guidata da Giovanni Melillo, stanno indagando con l’ ipotesi di associazione a delinquere il sindaco di Capri, Giovanni De Martino. È ritenuto il capo di una congrega del mattone composta da ingegneri, architetti, studi professionali, manager pubblici e tecnici municipali, in grado di orientare a piacimento le
autorizzazioni edilizie grazie alle proprie infiltrazioni nei gangli dell’amministrazione. L’ indagine è in corso da più di un anno ed avrebbe trovato tracce dell’ esistenza di un sodalizio finalizzato a far ottenere più facilmente e in fretta le licenze per lavori non eseguibili, aggirando i vincoli ed eludendo i controlli. Il sindaco De Martino, ingegnere, è stato eletto nel 2014 con la lista civica “La Primavera” e ha tenuto per sé le deleghe all’ edilizia e all’ urbanistica. Ha ufficializzato che non si ricandiderà, come promesso sin dall’insediamento. Dagli anni 80 fino al 2001, ha diretto l’ ufficio tecnico comunale di Capri e poi fino al 2014 ha lavorato da libero professionista nello studio dell’ ingegnere Giuseppe Aprea, componente della commissione edilizia comunale presieduta dall’architetto Massimo Stroscio, fino all’ anno scorso responsabile municipale dell’ edilizia privata. Stroscio fu nominato dal sindaco De Martino, che lo ebbe alle sue dipendenze quando era a capo dell’ Utc di Capri. Nell’ agosto 2018 Stroscio è finito agli arresti domiciliari con l’ accusa di aver chiuso un occhio sul mancato ripristino dello stato dei luoghi dopo l’ ampliamento abusivo di una villetta che si trova a metà tra la piazzetta e la zona alta di Capri, di proprietà del manager di un grosso marchio dell’ abbigliamento. Da allora è sospeso dal servizio. L’ intreccio di interessi che legano a doppio filo De Martino, Aprea e Stroscio sarebbe il nucleo della cricca di cui fanno parte una decina di persone, tra cui Costanzo Cerrotta, amministratore della municipalizzata Capri Servizi srl, che secondo gli investigatori sarebbe una sorta di “concretizzatore” del piano criminoso. Si indaga intorno ai lavori di quattro immobili (tra i quali la storica Villa Settanni, proprio di fronte ai Faraglioni, direttore dei lavori Aprea, collaudatore sismico De Martino), e di un albergo. Il malloppo di carte è ora al vaglio dei pm Catello Maresca, Giulio Vanacore e Maria Carolina De Pasquale, un pool che unisce magistrati delle sezioni ambiente e pubblica amministrazione. Alla loro attenzione ci sono anche gli episodi coi quali si è tentato di delegittimare i carabinieri e la Soprintendenza, bombardati di esposti, e un giornalista locale, Felice Spinella, che ha denunciato minacce dopo aver scritto articoli sgraditi. Perché intorno al mattone qui gira tutto. È il comparto immobiliare, e non il turismo, il fulcro dell’ economia caprese. Dà lavoro tutto l’ anno, anche quando fa freddo e gli alberghi chiudono, e muove cifre da capogiro: le case possono valere oltre 15 mila euro al metro quadro. E dove c’ è lavoro per professionisti e studi tecnici, ricordano gli investigatori, ci sono anche i pacchetti di voti dei loro dipendenti e collaboratori. E il cerchio si chiude.


Quindi, tutta la vicenda parte dal sequestro di Villa Faraglioni operato dai Carabinieri della Stazione di Capri di concerto con la Magistratura inquirente e la Soprintendenza che aveva partecipato a far saltare fuori una serie di presunte irregolarità ed illegalità, e così su altri lavori che avrebbero interessato anche un albergo. E’ la prima volta che nella storia di Capri si parla di un’ipotesi di reato così grave come l’associazione a delinquere e per giunta interessa un ex sindaco, tecnici comunali, e un bel gruppo tra ingegnieri, architetti e geometri e come ciliegina sulla torta, un costruttore, e Costanzo Cerrotta, colui che ormai sembra delinearsi come il deus ex machina di tante operazioni giudicate spregiudicate, ed è un complimento.