Pillole di cultura popolare
L’IMMACOLATA E IL ROCCOCO’
di Luigi Lembo
Nel corso della trascorsa settimana abbiamo vissuto la festa dell’Immacolata.
La ricorrenza dell’8 dicembre è particolarmente sentita in Campania, dove si festeggia solitamente con processioni, fuochi a mare, messe cantate nonostante anche quest’anno limitati dalle restrizioni anti covid. L’idea condivisa da molti cattolici è che in questo giorno si celebri la “concezione” di Cristo nel grembo della Vergine Maria, cosa priva di fondamento se si considera che Gesù sia nato il 25 Dicembre, in realtà in questa festività si celebra la concezione della Beata Vergine nel grembo di Sant’Anna. Il Dogma dell’Immacolata Concezione nasce l’8 dicembre 1854 proclamato da Papa Pio IX, con la bolla Ineffabilis Deus, ponendo fine ad un’accesa controversia teologica che vede la Chiesa Orientale e la Chiesa Occidentale protagoniste di un dibattito che si è articolato attorno alla questione del peccato originale. La festa, come dicevo, è particolarmente sentita in tutta la nostra regione: a Castellammare di Stabia ad esempio, sono legati due eventi della tradizione popolare tra folklore e religione: la voce di ”Fratièlle e surèlle” e i “fuocaracchi”. Si racconta che, intorno alla fine dell’800, in una violenta tempesta in mare a bordo di un peschereccio, scampò alla tragedia un superstite che mantenendosi a galla per ore, grazie ad un legno per l’imbarcazione, rimase illeso invocando la grazia della Madonna. Il miracolato pescatore, raggiunse l’arenile Stabiese e disse che era stato salvato dalle braccia dell’Immacolata Concezione. A Torre del Greco, dal 1862, si celebra con una processione il ricordo di un evento miracoloso: l’eruzione del Vesuvio sconvolse la città, in quell’occasione i torresi fecero un voto alla Madonna, la lava arrestò improvvisamente e prestando fede alla promessa fu costruito un grande carro con la statua dell’Immacolata Concezione che, ancora oggi, viene portata in processione per le vie del centro storico. Anche a Napoli il culto dell’Immacolata Concezione è stato sempre molto vivo, ne è l’esempio l’obelisco in marmo di Piazza del Gesù a lei dedicato. Si svolge, infatti, in questo giorno una tradizionale cerimonia in si rende omaggio alla Madonna. Dopo i saluti di rito delle autorità civili e religiose, il Sindaco di Napoli porge un fascio di rose che i vigili del fuoco depongono tra le mani della Vergine. Il giorno dell’Immacolata rappresenta un’occasione per scoprire le tradizioni e i festeggiamenti, dove la fede e l’arte si fondono nello scenario natalizio partenopeo, dove un ruolo di rilievo è ricoperto anche dalla tradizione culinaria che, come ogni ricorrenza che si rispetti all’ombre del Vesuvio, ha il suo dolce speciale: il roccocò. Questo il dolce che, per tradizione, conclude il pranzo partenopeo dell’Immacolata e che accompagna, almeno a tavola, i napoletani per tutte le festività natalizie fino all’Epifania. Una leggenda narra che i ‘biscotti’ siano stati preparati per la prima volta intorno al 1320 nel Real Convento della Maddalena periodo in cui Sancha d’Aragona divenne moglie del Re Roberto d’Angiò. Divenuta Duchessa, istituì un convento che potesse accogliere e salvare le prostitute. Il convento si trovava a Napoli nella zona della Maddalena e prese dunque il nome di Real Convento della Maddalena. Furono proprio le suore del convento a inventare i roccocò, i dolci dall’aspetto bruttino ma dal gusto sorprendente. Rotondi e a base di mandorle, la loro consistenza è particolarmente dura. Il nome Roccocò o Roccia Artificiale pare derivi dal francese ‘roccaille‘ e stia ad indicare la sua somiglianza ad una conchiglia dalla forma barocca e tondeggiante. Per tradizione le famiglie napoletane li preparano l’8 dicembre e durante tutto il periodo natalizio. Prepararli però non è cosa semplice. I roccocò devono essere croccanti ma non duri all’esterno e morbidi all’interno. Decisiva è la cottura: se si sbaglia, infatti, si potrebbero ottenere biscotti molto duri e quindi immangiabili soprattutto per chi non ha un’ottima dentatura.