AFFAIRE FARAGLIONI DEPONE IL COMANDANTE DEI CARABINIERI
a marzo in aula deporranno i tecnici di inquirenti e Soprintendenza
Nel periodo natalizio l’affaire Villa Faraglioni è tornato in aula al Tribunale di Napoli. Sul banco degli imputati ’architetto Massimo Stroscio, l’ingegnere Giuseppe Aprea, l’ingegnere Marco Aprea ed il proprietario dell’immobile Tony (Antonio) Aiello, titolare del brand 100% Capri. Tony Aiello, titolare del brand 100% Capri, aveva acquistato la proprietà di Villa Faraglioni nel 2015 e dato da subito il via ai lavori che, il 21 dicembre del 2017, finirono sotto la lente di ingrandimento della Stazione Carabinieri di Capri, nel corso delle indagini antiabusivismo che avevano interessato diversi cantieri che avevano i lavori in corso. I Carabinieri, avvalendosi, di concerto con la magistratura, di un perito tecnico, apposero i sigilli. Sigilli che, ancor’oggi, fanno bella mostra di loro a Villa Faraglioni, una villa storica, che risale agli inizi del secolo scorso e dimora di Ettore Settanni, intellettuale, scrittore e giornalista e primo corrispondente da Capri de Il Mattino ed autore di numerosi libri sulla storia di Capri. Al numero civico 1 di via Faraglioni, sul cui ingresso campeggia la frase di Leonardo da Vinci scelta da Ettore Settanni «Salvatico è colui che si salva». L’apposizione dei sigilli a Villa Faraglioni scatenò un putiferio. A poche ore dal Natale del 2017, giovedì 21 dicembre, i Carabinieri della Stazione di Capri, a seguito di articolate indagini, che sono andate avanti settimane, hanno sequestrato la storica villa con vista sui faraglioni, dove da un paio di anni erano in corso lavori. La villa, in fase di rifacimento, nel 2016 a seguito di un’ispezione dei Carabinieri e alla presenza di un funzionario della Soprintendenza ai Beni Ambientali, vide la sospensione cautelare dei lavori che restarono fermi per circa un mese, per poi essere ripresi quando il Comune ritenne legittime le autorizzazioni rilasciate. Il Comune inteso come l’architetto Massimo Stroscio. I Carabinieri di Capri, dopo aver effettuato sopralluoghi e vagliato la documentazione depositata al Comune, per vederci chiaro avevano nominato come consulente un tecnico della penisola sorrentina che per la Procura aveva messo in luce diverse situazioni non chiare. In base alla relazione del tecnico la villa, circa 150 metri quadrati, venne sottoposta ai sigilli ed il sequestro in Procura venne confermato. I Carabinieri della Stazione di Capri ed il tecnico scoprirono che i lavori in corso non corrispondevano alle autorizzazioni concesse. Invece, di interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, era in corso una vera e propria ristrutturazione del manufatto, stravolgendo totalmente l’impianto originario della caratteristica villa, attraverso l’abbattimento di pareti interne e la creazione di nuovi locali che comportavano un aumento volumetrico della struttura preesistente.
Modifiche riscontrate anche all’aspetto esterno. Tutto ciò in una zona soggetta a rigorosi vincoli ambientali e di tutela, oltre al fatto che, essendo la villa antecedente al 1942, vi sono precisi vincoli di piano regolatore. La zona è soggetta a vincoli di tutela ambientale e di alto valore storico ed archeologico, poiché il porto di Tragara è stato costruito all’epoca della presenza a Capri degli imperatori Augusto e Tiberio e dove ancora si vedono tracce e testimonianze di costruzioni di epoca romana. La proprietà della villa sui faraglioni, Tony Aiello con il brand 100% Capri, davanti al sequestro, fece ricorso al Tribunale del Riesame, un meccanismo che consente agli indagati di avere tutta la documentazione depositata dai Carabinieri in fase di indagini. Un’udienza al Tribunale del Riesame che venne rinviata nel momento in cui il Pubblico Ministero inquirente mise sul tavolo anche altri atti d’indagine che spinsero poi Tony Aiello a non presentarsi a quell’udienza probabilmente dietro consiglio dei suoi legali che si aspettavano a quel punto che l’istanza sarebbe stata rigettata dal Tribunale stesso. Alla notizia del sequestro, ad opera dei Carabinieri della Stazione di Capri al Comune, all’ufficio tecnico i funzionari sono andati su tutte le furie; a quanto si vociferava nei corridoi del Municipio, per due motivi, il primo che sono stati sconfessati atti a firma dello stesso ufficio ed il secondo perchè i Carabinieri, e solo ora se ne capisce il motivo, invece di far fare i sopralluoghi come d’uso ai tecnici disponibili nell’ufficio, hanno incaricato un tecnico esterno e di fiducia della Magistratura. Dall’acquisizione della documentazione con l’occasione del Tribunale del Riesame i legali nominati dalla proprietà, si resero conto che il fascicolo depositato dal Pubblico Ministero non conteneva solo contestazioni in materia edile ed altra documentazione ma anche una denuncia a piede libero ,per il responsabile dell’ufficio urbanistica che avrebbe avallato gli atti ritenuti illegittimi dagli investigatori, l’architetto Massimo Stroscio, che, a quanto si legge, avrebbe favorito questa pratica, oltre a commettere abusi d’ufficio. Il fascicolo conterrebbe anche documentazione fotografica dei rapporti tra la direzione lavori e lo stesso tecnico. Infine, dalla verifica della documentazione della villa con vista sui Faraglioni, il tecnico della penisola sorrentina, che ha messo in luce quanto si è verificato sotto il profilo urbanistico, emerse la presenza di un ponteggio di un centinaio di metri su suolo comunale per il quale, oltre a mancare le dovute certificazioni proprie del montaggio di un ponteggio, al Comune di Capri, come invece fanno con tutti gli altri committenti dei lavori, non avrebbero fatto pagare neanche le somme previste alle casse comunali, quindi con danno erariale. L’ex primo cittadino di Capri, Gianni De Martino, socio occulto quando era sindaco dello studio Aprea, in occasione di un’intervista al quotidiano Il Mattino, inerente l’affaire Villa Faraglioni e la posizione dell’architetto Massimo Stroscio, disse che poteva essere stata presa una cantonata, riferendosi a chi aveva apposto i sigilli. Nel corso delle indagini emerse anche che si era occupato, come non poteva e non doveva fare, di collaudare i lavori come da incarico conferitogli dal committente Tony Aiello, il 2 febbraio del 2016, quando era già sindaco di Capri. In base a quanto riscontrato nelle pratiche di Villa Faraglioni, l’allora sindaco Gianni De Martino, non avrebbe potuto accettare quell’incarico. Gli investigatori hanno sottolineato alcune circostanze, tra cui quella che Gianni De Martino fino al dicembre del 2001 è stato il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune isolano con alle dipendenze l’architetto Massimo Stroscio, all’epoca dell’affaire Villa Faraglioni, responsabile del settore dell’edilizia privata del Comune di Capri. Il sindaco, inoltre, da gennaio 2002 fino a maggio 2014, ha esercitato la libera professione presso lo studio dell’ingegner Giuseppe Aprea, anche lui come Massimo Stroscio sul banco degli imputati come progettista e che i due erano soci nello studio di via Madre Serafina, ipotizzando che questo rapporto, anche alla luce dell’incarico di collaudatore, è continuato. Tra l’altro, agli investigatori sembrerebbe dover accertare anche la modalità di pagamento dell’onorario percepito dall’ingegner Gianni De Martino, per le prestazioni di collaudatore, nonché delle altre pratiche di cui da quando era sindaco di Capri non doveva occuparsi. La posizione di Gianni De Martino tornata ad essere, dopo la sconfitta elettorale, di professionista, non lo vede oggi sul banco degli imputati, anche perchè non si conoscono ancora gli esiti delle indagini che lo hanno interessato. Nel periodo natalizio l’affaire Villa Faraglioni è tornato in aula al Tribunale di Napoli, il 22 dicembre 2020, dove gli imputati attraverso i loro legali, l’avvocato Claudio Botti per gli ingegneri Giuseppe e Marco Aprea, l’avvocato Mario Del Savio per l’architetto Massimo Stroscio, l’avvocato Luigi Maria d’Angiolella per Tony Aiellol Pubblico Ministero De Simone e il Collegio Giudicante presieduto da Eliana Franco, 1 Sezione Penale, hanno ascoltato il comandante dei Carabinieri della Stazione di Capri Pietro Bernardo, che ha condotto le indagini dall’inizio alla fine. L’udienza del 21 dicembre rappresenta il vero inizio del processo, del dibattito ove vengono assunte le prove e la deposizione del comandante dei Carabinieri della Stazione di Capri Pietro Bernardo a cui non sono state poste domande dagli avvocati degli imputati in quanto ciò ai fini del processo, per il quale anche il Comune di Capri si è costituito parte civile nominando l’avvocato Luciano Fotios Meletopoulos, bensì ci si è limitati a fargli raccontare tutto quanto è nei voluminosi faldoni. Il Pubblico Ministero per contestualizzare i fatti, ha posto specifiche domande al comandante della Stazione Carabinieri di Capri. Il 30 marzo 2021 compariranno in aula l’ingegnere Paola Di Maio, che venne nominato ausiliario di polizia giudiziaria e che verificò le perplessità che i Carabinieri ebbero sulla gestione dell’immobile sotto l’aspetto edilizio autorizzativo e che confermò a pieno le tesi dei Carabinieri stessi e il Soprintendente, l’architetto Flavia Castagneto che in occasione di un sopralluogo effettuato il 30 giugno 2016 nel cantiere di Villa Faraglioni, meglio nota in zona come Villa Settanni precisò che a Villa Faraglioni era stata riscontrata la presenza di opere prive di autorizzazione paesaggistica. “Nessuna irregolarità”, dichiarò Tony Aiello, al giornalista Fabrizio Geremicca del Corriere del Mezzogiorno, ed il 4 settembre riprenderemo regolarmente i lavori. Non sono queste le vicende che meriterebbero l’attenzione della Soprintendenza a Capri”. Il lavoro del comandante dei Carabinieri della Stazione di Capri Pietro Bernardo e di quello dell’architetto Flavia Castagneto proprio sulla pratica di Villa Faraglioni gli sono valsi anche una denuncia presentata dall’ex responsabile dell’ufficio di edilizia privata ed urbanistica del Comune di Capri, l’architetto Massimo Stroscio, che è stata archiviata in quanto ritenuta inconsistente e priva di ogni fondamento facendo, invece scattare per il denunciante un procedimento per calunnia, di cui dovrà rispondere in Tribunale. In quello stesso Tribunale dove l’architetto Massimo Stroscio si trova più volte quale imputato e per diversi procedimenti tutti per reati commessi nell’esercizio delle sue funzioni quale dipendente del Comune di Capri da cui è sospeso dal servizio dopo il suo arresto che risale all’agosto 2018.