AFFAIRE PARCO GIOCHI
il par-ghetto deviato anche peraccondiscendere alle necessità
di tranquillità di Villa Verde?
Quello che è riuscito a conquistarsi l’appellativo di “par-ghetto” sul campo, come si suol dire, è la vicenda della distorsione ad arte di interessi pubblici. Veniamo ai fatti. L’amministrazione comunale De Martino – Bozzaotre il 27 aprile del 2016 con la delibera 81 ad oggetto: “Giardino della flora caprense – valorizzazione, rifunzionalizzazione e recupero – indizione di un concorso di idee”, dà mandato all’ufficio lavori pubblici di indire un concorso di idee, stabilendo per il miglior lavoro una gratifica di 3mila euro (che poi ai vincitori non è stata neanche corrisposta). La giunta, visto che Gianni De Martino era assente, risulta presieduta da Roberto Bozzaotre, una delibera nella quale si legge: “confermare la destinazione ricreativa per i bambini perlomeno di parte dell’area, e valorizzando la parte sistemata a verde”: quindi, si sta parlando dell’area di accesso ai Giardini della Flora Caprense, quella davanti al centro congressi e non quella alle spalle, il cosiddetto par-ghetto. Insomma la giunta vuole idee progettuali per sistemare, con tanto di parco giochi, l’area di accesso al centro congressi. Alla delibera 81 è allegato anche un cosiddetto manuale “linee guida per la elaborazione delle proposte” ed una piantina. Il manuale chiarisce che: con il concorso di idee di cui trattasi l’Amministrazione tende aprirsi a tutte le possibili idee circa la valorizzazione delle aree esterne, annesse e circostanti l’edificio comunemente denominato “Centro Congressi” e indicativamente riportate, evidenziate con retino giallo, nell’allegata planimetria. Quindi, la pietra miliare del concorso di idee è la piantina, riprodotta fedelmente nella pagina sinistra a fianco. E proprio la piantina toglie qualsiasi dubbio (qualora dovessero essercene): il progetto riguarda la parte davanti al centro congressi. Il 20 giugno 2016 viene pubblicato il bando per il concorso di idee, che al disciplinare di gara stabilisce che: 1.Sostenibilità tecnica – ambientale – economica ed integrazione architettonica:
a. devono essere redatti nella considerazione della peculiarità ambientale, storica e architettonica del sito, prevedendo soluzioni attente al migliore inserimento in tale contesto e comunque compatibili con le attività cinematografiche, congressuali, turistiche e culturali che attualmente si svolgono nell’immobile Centro Congressi e con lo spazio di suolo pubblico attualmente in concessione al gestore dell’immobile;
b. devono prevedere soluzioni idonee a migliorare l’impatto ambientale del contesto in cui vengono applicati.
2. Coerenza alla destinazione pubblica degli spazi:
a. devono valorizzare tali spazi nella destinazione ricreativa per i bambini data ad almeno alcune delle aree previste;
3. Innovazione e qualità artistica:
a. devono evidenziare l’originalità della proposta, e la qualità artistica della stessa.
Dopo circa quattro mesi, il 4 ottobre 2016, con la delibera 196, la giunta municipale dell’amministrazione De Martino – Bozzaotre nomina la segreteria tecnica e la commissione di valutazione del concorso di idee. Vengono designati l’architetto Massimo Stroscio (che all’epoca era il responsabile dell’urbanistica del Comune di Capri), l’architetto Luciano Tavassi (che all’epoca era il presidente dell’associazione tecnici e progettisti isola di Capri) e niente poco di meno che l’architetto Joao Nunes, un luminare in urbanistica e paesaggistica, chiarendo che nessuno di loro avrebbe ricevuto alcun compenso. In quell’occasione si precisa anche che il responsabile del procedimento è il dirigente dei lavori pubblici il geometra Vincenzo Matassa. Alla scadenza dei termini del bando per il concorso di idee al Comune di Capri arrivano 18 proposte, di cui tre escluse perché riportavano sulle buste chi le aveva redatte, cosa questa vietata. Tra i restanti 15 progetti la commissione giudicava vincitore quello della CAP, Capri Architettura e Paesaggio, un raggruppamento dei tecnici geometra Salvatore Salvia e geometra Sergio Federico, capogruppo l’architetto Crescenzo Mariniello, tecnici molto conosciuti a Capri per le vicende giudiziarie che hanno legato il loro nome a pratiche edilizie al vaglio della magistratura. Secondo classificato, il progetto dell’architetto Livio Carlo Talamona, meritevole di menzione senza assegnazione di premio; riconosciuti altresì meritevoli di menzione, senza assegnazione di premio, le proposte pervenute dalle ditte Ing. Michele Salzano, RTP Arch. Marta Carraro (capogruppo) e RTP Arch. Maria Stabile – Arch. Marcella Canfora. Quindi, la commissione aveva scelto il progetto presentato dalla terna Capri Architettura e Paesaggio, dei geometri Salvatore Salvia e Sergio Federico e dell’architetto Crescenzo Mariniello. Il pasticcio avviene con la delibera di giunta 35 del 2 febbraio 2017, tutti atti scaricabili dall’archivio storico del sito cittadicapri.it, dove la giunta (al minimo di legge, ovvero presenti solo il sindaco dell’epoca Gianni De Martino, il vicesindaco Roberto Bozzaotre e l’assessore Caterina Mansi) di fatto archivia il concorso di idee. Infatti, raccogliendo esplicitamente una segnalazione pervenuta da uno dei partecipanti (peraltro nemmeno ritenuto meritevole di menzione), e cioè l’associazione tra l’architetto Nando Ciavolino ed il geometra Antonio Di Martino (quest’ultimo autorevole compasso dell’amministrazione che voleva realizzare il par-ghetto), la giunta municipale individua la necessità di programmare ed omogenizzare un utilizzo generale dell’intero complesso ed individua tre lotti funzionali da realizzare (giardini, mini isola ecologica e area giochi, quest’ultima espressamente indicata nello spazio esterno antistante l’ingresso del piano superiore del centro congressi e terrazza esterna antistante gli uffici comunali). Così nasce il par-ghetto. Nella delibera 35 la giunta incarica l’ufficio tecnico lavori pubblici di adottare gli atti conseguenti, che, per il responsabile dell’ufficio lavori pubblici, il geometra Vincenzo Matassa, partono dall’affidamento della progettazione esecutiva dei tre lotti alla Capri Architettura e Paesaggio, che così si trovano a scopiazzare dal progetto (scartato ma resuscitato) dell’associazione tra l’architetto Nando Ciavolino ed il geometra Antonio Di Martino, qualcosa che non avevano neanche ipotizzato, e per giunta partendo dall’ultimo dei lotti, esattamente quello mai neppure presentato al concorso di idee. Nel progettare il terzo lotto, l’area giochi, i tre tecnici non tengono conto però di alcune difficoltà ed incongruenze. Innanzitutto, l’area individuata è ad una quota di quasi 4 metri superiore a quella del giardino della Flora Caprense: si rende quindi necessario costruire più rampe per l’accesso al primo dei due terrazzi dell’area giochi. Ciò restringe lo spazio destinato ai bambini, che viene ulteriormente ridotto da un successivo intervento di distanziamento dalle pareti di un immobile di un proprietario vicino, cosa questa che stranamente i tecnici non avevano tenuto in considerazione dimenticando che le distanze sono stabilite dalla legge. L’area giochi, inoltre, si estende nel terrazzo antistante gli uffici dei servizi sociali del Comune ed il centro archivistico Achille Ciccaglione, che ne deteneva legittimamente il possesso in funzione di una convenzione stipulata nel 2013 e che veniva di fatto ignorata e stravolta. Infine, la decisione di creare un accesso autonomo da via San Tommaso imponeva la progettazione di un’ulteriore rampa che trasformava gli uffici dell’anagrafe in celle senza luce, in totale dispregio delle leggi sul lavoro. Ma non basta: nessun cenno veniva fatto alle verifiche sulla staticità dei terrazzi destinati ad area giochi e, quindi, a reggere il peso e l’uso continuo da parte di un numero indeterminato di bambini. Ciliegina finale sulla torta, non venivano rispettate le norme proprie per i parchi giochi: l’opera, se completata, non avrebbe superato il collaudo di legge e sarebbe restata inutilizzata con un grande spreco di soldi pubblici, visto che il lotto area giochi assommava a 236mila euro circa, in quanto l’impresa aggiudicataria aveva applicato un forte ribasso. Un aspetto non irrilevante della vicenda è che lo spostamento dell’area giochi dall’ingresso al “retrobottega” dei giardini dell’Internazionale avrebbe garantito una situazione decisamente più tranquilla all’attiguo ristorante Villa Verde, che certamente avrebbe poco gradito il naturale chiasso dei bimbi nella vicina area giochi. Attualmente la nuova amministrazione comunale guidata dal sindaco Marino Lembo avrebbe voluto iniziare già i lavori dopo un paio di mesi dalla schiacciante vittoria elettorale ma appena messo mano alle carte non poteva non accorgersi di quello che non andava e da qui il primo stop. Superato lo “spostamento del par-ghetto”, però, si sono presentati nuovi problemi che hanno congelato la cancellazione del “par-ghetto” e per far riprendere i lavori, dove Villa Verde non lo voleva, bisognerà attendere un paio di mesi ancora.