DIEGO FERONE CERTIFICA
IL MODELLO CAPRI
“sono senz’altro disponibile a fornire
il mio contributo, nel nome del mio indissolubile legame con la mia isola”
L’attività svolta dall’amministrazione comunale di Capri, in collaborazione con la popolazione, durante l’attuale pandemia da Covid-19 ha, sinora, praticamente preservato l’isola dal virus. Soltanto due casi (e, per di più, “importati”) si sono, infatti, verificati; e la bontà delle strategie difensive messe in atto è testimoniata, per esempio, dal raffronto con quanto avvenuto nella vicina isola di Ischia, dove sono stati registrati oltre 50 casi. Su tale rassicurante situazione si è registrato l’intervento, reso disponibile sulla pagina facebook del Comune di Capri, di Diego Ferone, Professore Ordinario di Endocrinologia, intervento che ha suscitato un enorme interesse (quasi 300 condivisioni e circa 19.000 visualizzazioni), ed ha riconosciuto – in maniera ovviamente indipendente e con presupposti scientifici indiscutibili – la validità del regime di blocco adottato dal sindaco di Capri Marino Lembo.
Diego Ferone, classe 1962, caprese, è specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio, e, al culmine di una brillante carriera universitaria svolta tra l’Università Federico II di Napoli, l’Erasmus University di Rotterdam e l’Università di Genova, dal mese di gennaio è Direttore della Clinica Endocrinologica del Dipartimento di Medicina Interna & Specialità Mediche (DiMI). Ma con l’emergenza Covid, è anche divenuto responsabile di una delle Unità Covid dell’IRCCS Policlinico San Martino di Genova. Questa struttura dispone di circa 90 letti e, dall’inizio dell’epidemia, ha ricoverato oltre 300 pazienti di media alta/intensità.
Nel suo seguitissimo intervento via web, Ferone ha sottolineato come il blocco dell’isola (che ha progressivamente ridotto i lavoratori pendolari ai soli profili indispensabili per le attività essenziali, ha applicato severe misure contro gli spostamenti non strettamente necessari, compreso il reimbarco di quanti sbarcano sull’isola senza autorizzazione, ed ha anche imposto – prima amministrazione in Italia – l’uso delle mascherine chirurgiche per qualunque uscita consentita) abbia avuto un ruolo determinante nel controllo della diffusione del virus, anche e soprattutto grazie alla stretta osservanza da parte della popolazione, sensibile alla gravità del momento e coesa nella volontà di fare tutto il possibile per superarlo, di tutte le direttive statali, regionali e comunali emanate nel tempo. Diego Ferone ha anche raccomandato di mantenere tale costruttivo atteggiamento durante tutta la cosiddetta “fase 1” dell’emergenza sanitaria, sottolineando anche la necessità di mantenere alta l’attenzione in questo momento decisivo. Come detto, l’intervento ha raccolto unanimi consensi, ed ha consentito a molti capresi di esprimere al professor Ferone tutto il proprio affetto e la propria riconoscenza per tali rassicuranti considerazioni.
Siamo tornati a parlare con Diego Ferone per chiedergli un suo parere sulle possibili azioni da intraprendere in questa fase, che sembra preludere ad uno “sblocco” della situazione, tra l’altro richiesto, non senza ragione, da molti che temono per le gravi conseguenze della prolungata interruzione di praticamente tutte le attività; interruzione che proietta, purtroppo, la sua ombra anche sulla parte rimanente di una stagione turistica mai iniziata ed in grave pericolo, con tutte le possibili ricadute sociali ed economiche sulla comunità caprese.
“La situazione al sud è certamente migliore di quella che stiamo vivendo al nord. Pertanto, se, come sembra, si procederà ad aperture regionali e/o con meccanismi concentrici, io credo che per alcuni aspetti (e soprattutto se il trend del sud verrà mantenuto) è possibile che possiate partire addirittura prima. Il problema è, ovviamente, quello di conciliare le esigenze dell’indispensabile ripresa economica con quelle della sicurezza: e, in questo senso, Capri mantiene comunque una logistica privilegiata. Il reale problema è che, mentre è verosimilmente facile mantenere “pulita” l’isola con il contenimento, non sarà altrettanto facile mantenerla tale con l’apertura ai flussi turistici, che hanno un respiro internazionale: ma, comunque, resto dell’idea che si può, almeno in parte, ancora salvare la stagione turistica con un turismo intelligente e virtuoso. Nell’elaborare un piano strategico, bisognerà ovviamente tener conto di queste variabili, e pertanto pensare ad un monitoraggio di supporto alle attività turistiche e dei turisti stessi. Conosciamo bene i limiti ed i rischi della certificazione o dell’autocertificazione, ma si potrebbe ovviare, almeno in parte, al rischio di infiltrazione di soggetti potenziali portatori o malati inconsapevoli, con i nuovi test sierologici”.
Condivide, professor Ferone, il parere del vicedirettore dell’Oms e membro del Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute, Ranieri Guerra, secondo il quale “se andiamo ad usare diversi test con diverse performance rischiamo di avere una difficile comparazione, e, quindi, l’obiettivo è avere un unico test nazionale (sarebbe addirittura meglio internazionale), che dovrà garantire standard minimi di qualità, tra cui avere un’attendibilità superiore al 95%, e sarà tra quelli che prevedono un prelievo da sangue venoso, perché quelli su sangue capillare non sono accettabili”?
“I primi test su sangue capillare, benché molto pubblicizzati (più dalla stampa di divulgazione che da quella scientifica, per la verità), certamente erano gravati dai problemi segnalati dal prof. Guerra. Tuttavia, quelli più recenti (come quelli registrati proprio pochi giorni fa dal gruppo di Guido Silvestri della Emory University americana) sono altrettanto rapidi (10 minuti), e pare abbiano una sensibilità del 95%. Se ciò sarà confermato, questi test potrebbero garantire dei controlli veloci, da effettuare perlomeno nelle situazioni a rischio o ritenute tali. Altrimenti, e in attesa di conferme, i test venosi sono sicuramente più sicuri”.
E per quanto riguarda i tamponi rinofaringei? Secondo il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa si dovrà “immaginare che chi torna a lavorare sia tenuto sotto stretta osservazione e che, al primo sintomo, ci sia la possibilità immediata di test con tampone e misure di isolamento”. Lei che ne pensa?
“Il tampone presenta ancora un problema, almeno quello attuale, perché ha una sensibilità del 75%. Se invece si riuscisse con i test sierologici a mappare la popolazione, sarebbe un traguardo notevole, soprattutto se, nel frattempo, si riuscirà a capire se le IgG (una delle immunoglobuline che testimoniano l’avvenuto contatto con il Covid-19, e che sono la causa, assieme alle IgM, della positività dei test sierologici) posseggono un potere protettivo e quanto questo duri”.
Cosa pensa del vaccino contro il Covid-19?
“Con l’avvento di un vaccino tutto potrebbe cambiare. Su questo versante le correnti di pensiero sono veramente molto contrastanti, perché alcuni ritengono che il Covid-19 – come tutti i coronavirus – sia un patogeno per il quale è molto difficile istituire un vicino efficace, mentre altri esperti ritengono di avere in mano un’arma molto efficace. Vedremo presto i risultati della sperimentazione condotta congiuntamente da un gruppo inglese e da un’azienda italiana di Pomezia, che è tra quelle già avanti”.
Un’ultima domanda. Il Sindaco Marino Lembo ha intenzione, per la preparazione alla fase 2, di istituire un tavolo di confronto per definirne tempi e modi. Qual è il suo parere?”
“La ritengo un’iniziativa molto interessante. Se il Sindaco lo riterrà opportuno, sono senz’altro disponibile a fornire il mio contributo, nel nome del mio indissolubile legame con la mia isola”.