CAPRI: CROWDFUNDING PER I LAVORATORI DELLE BOUTIQUE
Capri Holdings Limited potrebbe intervenire finanziariamente a sostegno dell’iniziativa

Dallo scorso 2 gennaio la trasformazione della ragione sociale di Michael Kors Holdings,
un colosso della moda che ha ufficializzato il cambiamento del proprio nome in Capri Holdings Limited e le cui azioni del gruppo sono scambiate al New York Stock Exchange sotto il ticker CPRI che dunque sostituisce il precedente KORS. L’azienda lo scorso anno comunicò inoltre di aver completato la sua acquisizione di Versace. «Con l’acquisizione di Versace – ha dichiarato John D. Idol, presidente e ceo di Capri Holdings – abbiamo creato uno dei principali poli del lusso a livello mondiale. Il nuovo nome del gruppo, Capri Holdings, è ispirato alla favolosa isola che da sempre è conosciuta come una destinazione iconica, prestigiosa e di lusso». Una dichiarazione questa che creò polemiche perchè appariva come uno sfruttamento del nome Capri senza che il gruppo avesse un rapporto del territorio, cosa questa che per molti rappresentò un uso del nome Capri quasi improprio, mentre altri esultarono per questa scelta. Il gruppo statunitense, Capri Holdings Limited, come si legge sul Sole 24 Ore, ha deciso di supportare la lotta al Coronavirus con 3 milioni di dollari, coinvolgendo tutti i marchi nell’orbita del gruppo, Michael Kors, Versace e Jimmy Choo. Una somma 3 milioni di dollari particolarmente significativa a cui si è aggiunto 1 milione di dollari da parte del fondatore del brand, insieme a John Idol.
Dei 4 milioni di dollari neanche un euro destinato a Capri e certamente proprio per l’uso del nome sarebbe stato bello ed avrebbe meritato riconoscenza che ad esempio 100 mila dollari fossero stati destinati alle centinaia di capresi ed anacapresi impegnati come commessi e direttori nelle boutique di moda e che quest’anno non sanno se riusciranno ad avere uno stipendio almeno per qualche mese di lavoro. Bella iniziativa di Giulia Natale e Maria Colella, operatrici del turismo che lavorano nel settore vendite abbigliamento di lusso che hanno fatto appello ai tanti amici internazionali di Capri all’insegna di Workers relief fund for Capri, all’indirizzo https://www.gofundme.com/f/workers-relief-fund-for-capri. L’idea, come si legge sul Mattino, racconta Giulia Natale, è stata quella di avviare una raccolta fondi, sulla piattaforma online gofundme.com, che in un paio di giorni ha già raccolto circa 10.000 euro (che ad oggi sono diventati circa 17mila euro ndr) proprio per sostenere quelli che appaiono tra i più danneggiati dall’emergenza del coronavirus, ovvero i lavoratori stagionali del comparto turistico, per i quali non è contemplato alcun tipo di aiuto governativo. L’isola avrebbe dovuto riaprire i battenti in questi giorni, le sue strade sarebbero tornate a colorarsi di ospiti e tanti avrebbero ripreso il proprio lavoro: “Ho pensato cosa avrei potuto fare di concreto per aiutare la comunità in cui sono cresciuta ed in cui opero da tanti anni – ha raccontato Giulia – così ho avviato una campagna di raccolta crowdfunding proprio per sensibilizzare gli amici di Capri d’oltreoceano, in particolare americani che costituiscono più del 90% della nostra clientela. Per me definirli solo clienti è riduttivo, loro sono parte di questa grande casa, di questa famiglia che è Capri, quindi li ho chiamati a fare un piccolo gesto di sostegno verso di noi che siamo come il parente di questa grande casa che al momento è più in difficoltà”. Già perchè Capri non è solo panorami mozzafiato e jet set ma il suo turismo a cinque stelle si regge su una gran parte di operosi lavoratori che si danno da fare strenuamente per sei mesi l’anno per far cercare di far funzionare l’isola nel migliore dei modi, dare servizi degni del nome del luogo e nel contempo cercare di far quadrare il bilancio domestico. Continua Giulia: “Tutti noi che siamo nati e cresciuti a Capri ma anche i tanti che fanno parte della nostra comunità estesa, che vivono e visitano Capri per tanti mesi l’anno, siamo angosciati per la chiusura in blocco, sinedie di hotel, ristoranti, stabilimenti balneari ed attività commerciali senza alcuna opportunità di lavoro nel futuro più immediato. Così conclude Giulia ho chiamato a sostegno la mia amica Maria Colella, anche lei caprese doc molto attiva da sempre nel volontariato sull’isola”. Maria che si è fatta promotrice a sua volta della campagna di raccolta fondi per i lavoratori capresi, insieme a tante altre iniziative intraprese a sostegno della comunità caprese, ha dichiarato: “in queste ore la Protezione Civile locale e le tante associazioni di volontariato, stanno cercando di fare il più possibile per sostenere i nuclei familiari più bisognosi dell’isola, gli stessi che già da prima dell’emergenza virus presentavano situazioni critiche, ora però quello che abbiamo voluto fare con Giulia è dare un supporto anche alle tante famiglie di stagionali, molte con figli a carico e tante spese da sostenere, per cercare di dare un po’ di luce in questo momento. Speriamo di riuscire a sensibilizzare oltre agli amici stranieri anche la rete di amici locali e italiani che possono dare anche un piccolo contributo.Questo ci aiuterebbe a reperire più fondi per la categoria, e cercare di affrontare il domani con un altro spirito, dato che non sappiamo quanto durerà questa condizione e soprattutto nell’eventualità che la stagione turistica dovesse partire molto in ritardo quest’anno”. Un’iniziativa importante per sostenere gli isolani che oggi hanno problemi di lavoro proprio nel settore della moda con l‘incertezza delle prossime aperture delle boutique che non sanno, se e quando, apriranno. E sarebbe stato ancor più bello se si fosse letto nella pagina crowdfunding che la Capri Holdings Limited avrebbe messo 100mila dollari, un modo per non far storcere più il naso a chi non condivide un uso del nome Capri quando poi si è lontani dal territorio e si beneficia di quel nome che è una cassa di risonanza a livello mondiale, un vero biglietto da visita nel mondo del lusso.