IL SINDACO DI ANACAPRI:
“LA PROCURA SI E’ ACCANITA
E HA DECISO DI ABBATTERE”
lettera aperta di Alessandro Scoppa:
“lo Stato Italiano ha perso”

LETTERA APERTA DELL’AMMINISTRAZIONE COMUALE
DI ANACAPRI SULLA PROBLEMATICA ABBATTIMENTI

Ieri, mercoledì 4 marzo 2020, lo Stato Italiano ha perso.
Lo Stato Italiano ha perso, e con esso tutti noi che ne facciamo parte: amministratori, cittadini, politici, magistrati, funzionari. Abbiamo perso tutti perché la Procura si è accanita e ha deciso di abbattere, qui ad Anacapri, un immobile oggetto di richiesta di condono del 1994 ed in più dotato di parere favorevole della commissione del paesaggio del Comune di Anacapri. Ripetiamo, perché c’è dell’incredibile, quasi del grottesco, in tutto ciò: un immobile oggetto di condono è stato abbattuto. Non un immobile totalmente abusivo, ma un immobile oggetto di condono e quindi sanabile a tutti gli effetti e quindi assolutamente legittimo.
Eppure è successo. In un momento storico dove tutto giustamente rallenta e si ferma per fare fronte all’emergenza Coronavirus, gli abbattimenti continuano senza colpo ferire. Sentenze che si trascinano da più di venti anni improvvisamente oggi non possono aspettare nemmeno dieci giorni per permettere alla Soprintendenza di esprimere un parere favorevole, peraltro annunciato chiaramente, sul mantenimento di un immobile che, e lo ripetiamo ancora con determinazione, era oggetto di richiesta di condono del 1994.
L’altro ieri, martedì 3 marzo 2020, questa Amministrazione ha inviato una nota al Prefetto (in foto) per chiedere una tregua in un momento così complesso, un momento nel quale demolire un’abitazione e lasciare i suoi occupanti per strada rischiava di creare un vero e proprio pericolo all’ordine pubblico. Non abbiamo ottenuto alcuna risposta. Siamo stati completamente ignorati, come se la nostra istanza fosse stata assurda, irragionevole e irricevibile. Anzi, una risposta l’abbiamo ottenuta: l’abbattimento di un immobile sanabile e legittimo, le cui motivazioni ancora ci sfuggono. Forse i cittadini dell’Isola di Capri vengono visti, dagli enti esterni, come dei privilegiati i cui scalpi possono essere sventolati a favore di telecamera senza troppi patemi d’animo, magari in nome di una ferrea e aderenza alla legge. Forse è così. Peccato che questa ferrea aderenza alla legge pare concretizzarsi sempre e solo quando c’è da colpire i più deboli. Che Stato è uno Stato avvelenato e spaccato da ipocrisie, cortocircuiti amministrativi e gelosie istituzionali? La risposta è purtroppo molto semplice. È uno Stato che non riesce a provvedere ai bisogni dei suoi cittadini con equità. È uno Stato che perde, come ha perso ieri ad Anacapri, e che perde tutti i giorni da Nord a Sud della nostra Nazione per questioni anche più gravi di questa, ma sempre per le stesse ragioni. L’Amministrazione di Anacapri sta lavorando da anni, alacremente e in silenzio, per cercare di stroncare il fenomeno dell’abusivismo e risolvere il dramma degli abbattimenti, ma ogni singola soluzione che viene proposta agli enti competenti viene rigettata quasi con sdegno, evidentemente perché si è deciso a priori che su questo territorio adesso è giusto accanirsi senza pietà e senza rispetto dei diritti dei cittadini. In questa sede ci teniamo ad esprimere la nostra vicinanza alla famiglia anacaprese che ieri si è vista costretta ad abbattere a proprie spese un immobile perfettamente sanabile. Ci teniamo ad evidenziare che pur essendo stati oggetto di una grave ingiustizia, la reazione di questa famiglia è stata di grandissima dignità. Ci scusiamo pertanto con loro se lo Stato Italiano li ha delusi e lasciati soli, decidendo di usare la loro vita per lanciare un messaggio di inflessibilità. Stiamo perdendo, ma non dobbiamo arrenderci, e nel rispetto delle istituzioni, della legalità e della giustizia, nelle quali non bisogna mai smettere di credere nonostante le delusioni, continueremo ad impegnarci, col sostegno dei cittadini onesti, in questa battaglia di civiltà con gli strumenti che la legge ci mette a disposizione.
Anacapri non si arrende.
Con questa lettera aperta per la vicenda degli abbattimenti il Comune scrivendo Anacapri non si arrende è come se si fosse risvegliato, dopo i primi abbattimenti e il primo dove forse non era stato vicino alla famiglia Amendola, dove non si era neanche dimostrato solidale con l’assenza dell’amministrazione comunale durante la tragica giornata dell’abbatitmento dell’abitazione del cittadino e della sua famiglia, che resterà nella storia di Anacapri, dove si è risolto il problema dell’emergenza abitativa facendola ospitare in un locale non adeguato della Parrocchia che invece era ed è stata particolarmente disponibile davanti ad un dramma sociale. Insomma sembra proprio che il Comune di Anacapri ora voglia riprensare a tutto, per salvare le centinaia di acquisizioni e successivi abbattimenti che si profilano all’orizzonte. Certamente non si capisce neanche come sia possibile che un Comune che ha incassato dai cittadini i cosiddetti oneri dei condoni di decine di anni fa, non abbia dato risposte in decine d’anni esaminando le pratiche e valutandole una ad una stabilendo quelle che possono inserirsi nell’impatto ambientale di Anacapri e quelle che comunque andavano abbattute. L’abbattimento di quest’ultima abitazione è la dimostrazione della non tolleranza della Magistratura che fa applicare le leggi dove certamente il Comune di Anacapri non ha fatto la sua parte lasciando un vuoto di oltre trentanni e non è da dimenticare che i condoni in Italia sono stati tre, il primo si è avuto nel 1985 ed è stato disciplinato dalla legge numero 47/1985, il secondo condono edilizio è stato disposto con la legge numero 724/1994, cosiddetta Radice, i criteri dallo stesso previsti per la sanabilità erano tre: il tempo, lo stato dei lavori e i limiti dimensionali dell’opera abusiva. Proprio questo terzo criterio rappresenta l’elemento caratterizzante del secondo condono rispetto al primo e che lo rendono più rigoroso, il terzo condono edilizio è del 2003 di cui alla legge numero 326/2003, a cui la Regione Campania fece ricorso che venne accolto e che quindi non si applicherebbe in quell’area e quindi anche sull’isola. Da questa lettera aperta ci si aspetta che il Comune di Anacapri, l’attuale amministrazione, che ormai si trova ad un bivio, vedere buttare giù centinaia di abitazioni o trovare una soluzione almeno per gli abusi di necessità, che, ad Anacapri sono la maggior parte.