200 CARRELLI CHE NON POSSONO ESSERCI ASSOLVEREBBERO
STROSCIO A PRESCINDERE
il costruttore Biagio Gargiulo è smentito dai Carabinieri

Il processo che vede imputato l’architetto Massimo Stroscio, il costruttore Biagio Gargiulo e l’imprenditore Silverio Paone e che ha visto la costituzione di parte civile del Comune di Capri con l’avvocato Luciano Fotios Meletopoulos, dopo l’udienza scorsa vedrà sfilare nell’aula penale del Tribunale di Napoli nuovamente gli imputati con i loro legali il 21 gennaio. Un’udienza questa dove verranno ascoltati altri testimoni. Tutti dovranno comparire non più davanti al giudice monocratico Maria Tartaglia Polcini, bensì davanti alla sua collega Napolitano Tafuri che sostituisce la prima in quanto assegnata ad altro ufficio. Con il nuovo orientamento della Cassazione il cambiamento del giudice non implicherà, come invece avveniva prima, la circostanza di dover riascoltare nuovamente tutti i testi. Il nuovo giudice Napolitano Tafuri sarà, all’udienza del 21 gennaio 2020, già a conoscenza di tutto quanto emerso nel dibattimento fino ad oggi svolto, ovvero dei numerosi documenti prodotti e le testimonianze rese a sostegno delle accuse mosse del Pubblico Ministero Maria Carolina De Pasquale, oggi in maternità e che verrà sostituita. Il Pubblico Ministero Maria Carolina De Pasquale, sposando a pieno la tesi dei Carabinieri della Stazione di Capri, che avevano prodotto su delega del Pubblico Ministero la verifica di indizi e poi prove, aveva ottenuto dal Gip il rinvio a giudizio degli indagati che oggi sono imputati ed a cui venne accolta la richiesta d’arresto ai domiciliari dell’architetto Massimo Stroscio, poi modificata in divieto di dimora a Capri, provvedimento ultimo questo che interessò gli altri due indagati, il costruttore Biagio Gargiulo e l’imprenditore Silverio Paone, intorno al cui nome si verificò anche un rilievo mediatico non indifferente, facendo questi parte della famiglia proprietaria del brand Kiton e lavorando nella struttura.
L’udienza precedente ha riservato un colpo di scena senza il quale i dubbi sull’innocenza dell’architetto Massimo Stroscio, sarebbero stati più forti, ovvero che il costruttore Biagio Gargiulo nel realizzare un falso ripristino riscontrato come vero dall’ex tecnico del Comune di Capri avrebbe subito dopo svuotato il volume, cosa questa che avrebbe richiesto almeno 200 “viaggi” dei piccoli carrelli elettrici che operano sull’isola e che non potevano essere sfuggiti agli occhi dei Carabinieri incaricati di sorvegliare la zona anche successivamente al via libera dichiarando in base all’unico saggio che il ripristino era stato effettuato. In effetti 200 trasporti con i carrelli elettrici che vanno avanti e dietro e trasportano una mole così grande di materiale non sarebbe passata inosservata a nessuno, tantomeno ai Carabinieri che tenevano d’occhio il canitere.
ll comandante della Stazione dei Carabinieri di Capri Pietro Bernardo, il vice comandante della Stazione dei Carabinieri di Capri Di Renzo, l’attuale responsabile dell’ufficio urbanistica del Comune di Capri Salvatore Rossi e l’architetto Mario Cacciapuoti dell’ufficio urbanistica sono stati ascoltati in Tribunale e la dichiarazione del Comandante della Stazione di Capri ha messo fine a quella di Biagio Gargiulo che aveva dichiarato che dopo il saggio operato dall’ex tecnico comunale ai vertici dell’urbanistica aveva svuotato il volume e di conseguenza fatto apparire proprio più lieve la posizione dell’architetto Massimo Stroscio. L’architetto Massimo Stroscio, il costruttore Biagio Gargiulo e l’imprenditore Silverio Paone sono sul banco degli imputati in quanto accusati in corso per frode e depistaggio processuale, di aver tratto in inganno il vice comandante della Stazione dei Carabinieri di Capri, Luca Di Renzo, in concorso aggravato continuato ed attestazione falsa in relazione ad un atto amministrativo, mentre a Biagio Gargiulo e Silverio Paone sono contestati reati edilizi e in dispregio alla normativa urbanistica e senza aver depositato gli atti progettuali presso lo sportello competente per il ripristino e senza essersi muniti della relazione anti sismica. Gli imputati, difesi dagli avvocati, per l’architetto Massimo Stroscio è l’avvocato anacaprese Mario Del Savio, per il costruttore Biagio Gargiulo l’avvocato Claudio Botti e per l’imprenditore Silverio Paone l’avvocato Bruno Von Arx Nicola e l’avvocato Alessandro D’Angelo. Il 21 gennaio 2020 comparirà in aula l’imprenditore Saverio Moschillo dell’omonimo brand e che ha acquistato anni fa Villa Il Canile a Tragara, una dimora storica. Saverio Moschillo dovrà confermare, rispondendo alle domande del Pubblico Ministero e degli avvocati degli imputati, in aula o meno che avrebbe riferito di aver chiesto all’impresa Edilandala nella persona del costruttore Biagio Gargiulo di voler impiantare un gazebo nella sua proprietà e volendo fare tutto con regolari autorizzazioni il costruttore gli avrebbe detto che faceva lui la procedura di legge avendo rapporti di stretta amicizia con l’allora responsabile dell’ufficio tecnico di edilizia privata, l’architetto Massimo Stroscio. Montato il gazebo a quanto avrebbe riferito il Moschillo, dopo qualche giorno si era ripresentato il costruttore, Biagio Gargiulo, dicendo di doverlo smontare subito perchè al Comune le acque erano agitate, a tal punto che dopo qualche giorno a casa sua si presentava l’ingegnere Salvatore Rossi che contestava quel gazebo. E’ evidente che questa testimonianza se ripetuta in aula dimostrerebbe il rapporto “possibilistico” tra Biagio Gargiulo e Massimo Stroscio. Verranno anche ascoltati il Tenente dei Vigili Urbani del Comune di Capri Angelo Mazzarella ed il responsabile dei lavori pubblici del Comune di Capri, geometra Vincenzo Matassa. Tutta la vicenda ruota su una data importante, ovvero il 7 agosto dello scorso anno, quando i Carabinieri della Stazione di Capri insieme a quelli della Compagnia Carabinieri di Sorrento, su disposizione della Procura della Repubblica di Napoli, Pubblico Ministero Maria Carolina De Pasquale, accolte dal gip del Tribunale di Napoli Isabella Iaselli trassero in arresto, portandolo ai domiciliari, l’architetto Massimo Stroscio, il costruttore caprese Biagio Gargiulo e l’imprenditore Silverio Paone sottoposti al divieto di dimora a Capri, misura poi scaduta. La vicenda giudiziaria di quell’arresto e delle misure restrittive che vennero emesse, nasce da lavori abusivi eseguiti in un’appartamento dell’imprenditore Silverio Paone, in zona Cercola, che scoprirono i Carabinieri della Stazione di Capri, apponendo i sigilli. L’abuso bloccato dai Carabinieri non era visibile dalla pubblica strada e, quindi, in molti ritennero che l’informatore dei militari fosse tra gli operai dell’impresa caprese, anche, perchè il movimento di materiale edile era giustificato fittizziamente da lavori pubblici sulla strada parallela all’appartamento. Dopo il sequestro degli abusi il proprietario dell’appartamento chiese il ripristino dello stato dei luoghi che venne accordato e che eseguì il costruttore Biagio Gargiulo, senza neanche presentare un progetto di ripristino, in effetti riempire un locale di 38 metri quadrati che era stato ricavato in modo illegale per ampliare la villa. Una volta comunicato dal proprietario alla Magistratura che il ripristino era stato eseguito, l’ex capo dell’ufficio tecnico Massimo Stroscio, con il Maresciallo dei Carabinieri della Stazione di Capri Luca Di Renzo, si recarono sul posto per verificare se quel ripristino era stato eseguito a regola d’arte, ovvero con il riempimento della volumetria scavata. L’architetto Massimo Stroscio in quel volume di 38 metri quadrati fece eseguire agli operai un solo foro su una parete molto lunga e attestando che il ripristino era stato fatto. Dopo un po’ di giorni i Carabinieri della Stazione di Capri con il Comandante Pietro Bernardo, tornarono alla villa di Silverio Paone per verificare una soffiata, ma invece di recarsi con l’ex capo dell’ufficio tecnico Massimo Stroscio ci andarono con l’ingegnere Salvatore Rossi, che richiese più saggi, quindi più fori in punti diversi, così venne scoperto che effittivamente il ripristino non era stato fatto, e che il volume non era stato riempito per poi probabilmente con il passar degli anni diventare un nuovo volume da annettere alla villa. Su 38 metri quadrati Massimo Stroscio fece un saggio di soli 55 centimetri, l’ingegnere Salvatore Rossi rese quella finta parete un colabrodo. L’ingegnere Salvatore Rossi, in quella occasione fu nominato, “ausiliario di polizia giudiziaria”, vincolandolo all’obbligo del segreto istruttorio, quindi senza poter riferire neanche una parola a chicchessia, neanche al suo dirigente, che, però fece di tutto per poter avere notizie. In effetti, in quella villa dove non ci sarebbero dovuti più essere i volumi abusivi in corrispondenza (così si legge nelle carte della magistratura) “del foro praticato a marzo, era stato realizzato un manufatto di soli 55 centimetri di larghezza e due metri di altezza, con sponde di legno e riempito in terra, un baldacchino in corrispondenza del foro praticato in occasione della prima verifica, che ha tratto in inganno gli inquirenti. Era una sorta di microripristino dello stato dei luoghi da utilizzare come specchietto per le allodole. C’è la concreta possibilità che tali condotte non costituiscano un caso isolato, vista la professionalità e l’acutezza delinquenziale dimostrata da soggetti pur incensurati”. Da qui la denuncia a carico del costruttore caprese Biagio Gargiulo, dell’ex responsabile dell’ufficio di edilizia privata ed urbanistica del Comune di Capri, architetto Massimo Stroscio e Silverio Paone, proprietario dell’immobile oggetto del reato, per aver reso false dichiarazioni al magistrato attestando il ripristino. Il Pubblico Ministero Carolina De Pasquale chiese al Gip Isabella Iaselli l’arresto degli indagati che venne autorizzato il 7 agosto. Biagio Gargiulo si prese tutte le responsabilità, scagionando Stroscio e Paone, cosa questa non riuscita. Durante il processo, la tesi a difesa dell’architetto Massimo Stroscio è che non si sia trattato di falso ripristino bensì che dopo la sua verifica per vedere se era stato effettuato con il Maresciallo dei Carabinieri della Stazione di Capri Luca Di Renzo, il costruttore Biagio Gargiulo avrebbe svuotato nuovamente il volume, ma cosa questa demolita (per usare un termine attinente) dalla testimonianza del comandante della Stazione dei Carabinieri di Capri, il Luogotenente Pietro Bernardo, che ha dimostrato intuendo all’epoca dei fatti che qualcosa non funzionava di aver fatto piantonare dai suoi uomini e probabilmente con l’ausilio di altri provenienti dalla Compagnia di Sorrento, quindi non conosciuti sul territorio, l’immobile oggetto del ripristino. Una situazione di cui il Comune di Capri da una parte si costituisce parte civile e dall’altra ritenendo l’impresa del ripristino “farlocco”, l’Edilandala per la quale opera di fatto esclusivamente Biagio Gargiulo di fiducia dell’amministrazione gli affida attraverso l’ufficio lavori pubblici lavori per poco meno di 40mila euro.