Alle 18 di giovedì scorso è apparso un post sulla pagina facebook del movimento Figli Costituenti, un movimento che è vicino alle posizioni di +Europa il movimento politico ispirato dalla radicale Emma Bonino.
PORTI CHIUSI, FOGNE APERTE Quando si tratta di riversare nei mari e nei fiumi tonnellate di sporcizia, le amministrazioni italiane sono davvero imbattibili. Con un parere motivato inviato oggi, la Commissione Europea ha confermato la procedura d’infrazione per 237 agglomerati urbani sopra i 2.000 abitanti che non dispongono di impianti adeguati per la raccolta e il trattamento delle acque di scarico. Un danno enorme per la fauna marina, per la salute dei cittadini e per le casse dello stato (25 milioni + altri 30 ogni mese che passa). Non dovremmo aspettare le reazioni dell’Europa per adottare politiche rispettose dell’ambiente in cui viviamo. Occorrono investimenti, sia pubblici che privati.Firmiamo per #figlicostituenti! #portichiusi #fogneaperte
A fare da cornice a questo post un manifesto con il simbolo di pericolo di morte con i Faraglioni di Capri e la scritta “porti chiusi Fogne aperte”.
Il post si riferisce alla Commissione Europea che ha confermato la procedura d’infrazione per 237 agglomerati urbani sopra i 2.000 abitanti che non dispongono di impianti adeguati per la raccolta e il trattamento delle acque di scarico, tra cui certamente non c’è né Capri né tantomeno Anacapri, dove insistono impianti di depurazione che stanno da anni ben funzionando.
Acque reflue urbane: la Commissione ricorda all’ITALIA l’obbligo di garantire la raccolta e il trattamento adeguati delle acque reflue urbane La Commissione europea ha deciso di inviare un parere motivato all’Italia per aver essere venuta meno all’obbligo di garantire che gli agglomerati con più di 2 000 abitanti dispongano di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane (come previsto dalla direttiva 91/271/CEE del Consiglio sulle acque reflue urbane). La Commissione ritiene che 237 agglomerati in 13 regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana) violino diverse disposizioni della direttiva. La Commissione invita l’Italia a trasmettere informazioni aggiornate sui progressi compiuti in tutti gli agglomerati per i quali tale paese ha riconosciuto di essere in difetto. La Commissione esorta inoltre l’Italia a fornire ulteriori chiarimenti su tutti gli agglomerati che le autorità italiane hanno dichiarato conformi ma per i quali le informazioni raccolte dalla Commissione indicano il contrario. Questa situazione presenta rischi significativi per l’ambiente e per la salute umana in un numero elevato di agglomerati. La Commissione ha avviato una procedura di infrazione dell’UE mediante l’invio di una lettera di costituzione in mora all’Italia nel luglio 2018. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE. La lettera di costituzione in mora all’Italia nel luglio 2018 recita così: Acque reflue: la Commissione sollecita l’ITALIA a conformarsi alle prescrizioni dell’UE in materia di trattamento delle acque reflue urbane
La Commissione esorta l’Italia a conformarsi al diritto dell’UE sulle acque reflue urbane e a garantire che le acque reflue provenienti da tutti gli agglomerati umani con una popolazione di oltre 2 000 abitanti siano raccolte e trattate. A norma del diritto dell’UE (direttiva 91/271/CEE del Consiglio), città e centri urbani sono tenuti a realizzare le infrastrutture necessarie per la raccolta e il trattamento delle loro acque reflue urbane. Le acque reflue non trattate possono comportare un rischio per la salute e inquinano i laghi, i fiumi, il terreno e le acque costiere e sotterranee. Sebbene l’Italia sia già stata sottoposta a tre distinte procedure di infrazione a motivo di varie violazioni delle prescrizioni della direttiva, una valutazione degli ultimi dati presentati dall’Italia evidenzia che anche un numero considerevole (276) di agglomerati di dimensioni più ridotte viola gli obblighi fondamentali di raccolta, trattamento e monitoraggio. Vista l’entità di tali carenze, la Commissione invia all’Italia una lettera di costituzione in mora. Le autorità italiane dispongono di due mesi per rispondere; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato. Bruxelles 19 luglio 2018
Da nessuna parte ed in nessun posto si parla di Capri e certamente se non ci fossero stati i Faraglioni in quel manifesto, che accompagna il post del movimento ecologista ed ambientalista Figli Costituenti, chissà quanti vi avrebbero fatto caso ed è, quindi, palese che l’immagine dei Faraglioni è servita a montare una polemica sfruttando l’eco del nome Capri che per la sua natura, ed altri fattori non di meno importanti, è un brand mondiale.
Davanti a ciò al Comune di Capri è andato su tutte le furie l’assessore Salvatore Ciuccio, che ha specifica delega all’ambiente e che con il sindaco Marino Lembo, hanno deciso di dare subito mandato ai legali, per citare in giudizio e per danno d’immagine, il movimento Figli Costituenti che con quell’immagine dei Faraglioni da una parte hanno arrecato un danno gravissimo a Capri e dall’altra parte hanno fatto ritrovare Capri con un cartello di pericolo di morte e la scritta fogne aperte. Il sindaco Marino Lembo, particolarmente amareggiato per essersi ritrovato con Capri in una situazione del genere e che non c’entra nulla, ha espresso parole fortissime di dissenso verso un movimento che utilizza l’immagine di Capri per far amplificare problematiche in cui l’isola azzurra non c’entra e dove i depuratori ci sono e funzionano bene. L’ufficio del sindaco ha immediatamente diramato un comunicato stampa di condanna per quest’aggressione mediatica che Capri subisce e che potrebbe influire sull’andamento della stagione turistica dove, come riferito da imprenditori, albergatori e commercianti, il trand è sempre più in salita.