di Felice Spinella
Tutto mi sarei aspettato nella mia vita, tranne di dover dedicare buona parte di un giornale a me stesso. Ammetto che sono state diverse le notti insonni, dedicate a capire da dove saltava fuori l’ipotesi di complotto. Sebbene grandissimi siano i danni d’immagine già subiti, questa vicenda ha anche un lato positivo: ovvero che i miei familiari, la mia compagna – tra qualche giorno mia moglie – i miei figli, ed i miei amici sinceri e leali, neanche per un momento hanno pensato che io abbia potuto essere protagonista di una vicenda che man mano che passano i giorni sta assumendo ben altri risvolti, e dalla quale stanno emergendo fatti nuovi. Nel venire ai fatti, preciso ai lettori che – trovandomi nella duplice veste sia di autore dell’articolo che di persona presuntamente coinvolta nei fatti – nominerò sempre e solamente la mia persona, senza coinvolgerne altre: se non nello strettissimo doveroso necessario. Il Pubblico Ministero ha chiesto ed ottenuto dal Gip di archiviare la posizione di Marcello Panico con un atto che di seguito viene trascritto integralmente.

Il Pubblico Ministero Giancarlo Novelli,
visti gli atti del procedimento penale n. 1990/17 r.g. nei confronti di:
Panico Marcello nato a Salerno il 13.05.1963 ed elettivamente domiciliato in Bellizzi (SA) alla via G. Cuomo n. 117;
indagato per il reato previsto dall’art. 73 D.P.R. 309/90 commesso in Capri il 18.01.2017
iscritto nel registro delle notizie di cui all’art.335 comma 1 c.p.p. in data 23.10.2017
o s s e r v a
Dalle attività investigative svolte non sono emersi elementi utili per l’identificazione dei responsabili o, comunque, per la ulteriore prosecuzione delle indagini preliminari.
In data 18.01.2017 veniva rinvenuta della sostanza stupefacente del tipo cocaina suddivisa in 5 palline di carta occultate all’interno di un autocarro Piaggio Porter targata DC568LH in uso alla ditta “Telecom Reti s.r.l.” di cui l’indagato risulta amministratore unico.
Il Panico, nella qualità predetta, svolge in condizioni di sostanziale monopolio, poiché affidatario unico, per conto della SIRTI, lavori di installazione e manutenzione dei cavi telefonici sull’isola di Capri.
Nell’immediatezza dei fatti, il Panico, negava il possesso della sostanza stupefacente, contestualmente denunciando un’ipotesi di simulazione di reato, rappresentando come il rinvenimento della sostanza stupefacente avesse avuto immediato risalto mediatico comportanto quasi automaticamente la sostituzione della società da lui amministrata con la “Edil Capri” amministrata dal Mignone Gennaro.
Le indagini hanno consentito di appurare, tramite acquisizione dei tabulati telefonici e riscontro incrociato di sommarie informazioni testimoniali, che:
la cosi detta “fonte confidenziale” che rivela la presenza della sostanza stupefacente al Sovrintendente Guarino è Spinella Felice, così come confermato dallo stesso Guarino (dopo molte reticenze) nel corso del verbale di s.i.t rese dinanzi al Sost. Proc. Novelli in data 31.05.2017;
Spinella Felice è altresì colui che, legato da un’amicizia di lunga data al Mignone, anticipa telefonicamente in data 17.01.2017 al sostituto commissario Borriello (verbale di s.i.t. dell’11.04.2017) che il Commissariato di Capri da li a qualche giorno avrebbe effettuato un’operazione antidroga, cosa che guarda caso si verifica grazie alla segnalazione dello Spinella stesso (inverosimile veggente o astuto ideatore di un piano strategico?);
tra Spinella e Mignone, nei giorni immediatamente precedenti al rinvenimento della sostanza stupefacente, intercorrono molteplici contatti telefonici;
lo Spinella nega reiteratamente e spudoratamente (verbale di interrogatorio di persona sottoposta ad indagini per reato connesso o collegato reso dinanzi al P.M. in data 23.05.2017) di aver dato al Sov. Guarino la notizia della presenza dello stupefacente nel furgone della Telecon Reti;
Spinella, quale giornalista della testata on line “Nuova Capri”, dà immediato risalto mediatico alla notizia del sequestro della sostanza stupefacente tratteggiando con toni esasperatamente negativi la figura del Panico;
la vicenda occorsa, unitamente al risalto mediatico che l’accompagna, determina la sostituzione del Panico con il Mignone nei lavori di manutenzione sull’isola di Capri;
l’autocarro Piaggio Porter dove viene rinvenuta la sostanza stupefacente, utilizzato indistintamente dal Panico e dagli operai del predetto, viene impegnato il giorno precedente al sequestro in un cantiere dove è presente altresì il Mignone insieme a due suoi operai, per dei lavori di riparazione di alcuni cavi;
il Di Giuda, operaio del Panico, confida al Panico stesso durante una conversazione telefonica (verbale di trascrizione del 27.04.2017), di essere stato avvicinato dal Mignone – il giorno immediatamente precedente al sequestro della sostanza stupefacente – che gli avrebbe detto di organizzarsi perché di lì a poco sarebbe passato a lavorare con lui. In quell’occasione confida, altresì, al Panico che a suo avviso era stato organizzato tutto ad arte “già era… tutto stabilito”;
il Panico, assolutamente incensurato alla soglia dei sessant’anni, è un irreprensibile imprenditore salernitano residente in Bellizzi, e quindi estraneo al contesto caprese (di cui invece fa parte il Mignone residente in Capri alla via Fortino n.13) particolarmente chiuso per via della connaturata realtà isolana e pertanto estremamente “scomodo”.
Il quadro probatorio, così delineatosi, alla luce degli elementi acquisiti agli atti non consente di ritenere che la sostanza stupefacente rinvenuta nell’autocarro Piaggio Porter sia riconducibile al Panico, e non solo per la possibile ricostruzione alternativa emersa dalle indagini (simulazione di reato a carico dell’indagato da parte dello Spinella in concorso con il Mignone, al fine di ottenere l’estromissione del Panico affidatario unico, per conto della SIRTI per i lavori di installazione e manutenzione dei cavi telefonici dall’isola di Capri), ma soprattutto perché l’autocarro non si trovava nella esclusiva disponibilità dell’indagato, bensì era nella disponibilità degli operai della ditta Telecom Reti ed altresì accessibile agli operai della Edil Capri quando – come accertato nel caso di specie con riferimento al giorno antecedente al rinvenimento della sostanza stupefacente – svolgevano dei lavori di manutenzione e riparazione simultaneamente agli operai della Telecom Reti nello stesso sito.
chiede
che il Giudice per le indagini preliminari in sede voglia disporre l’archiviazione del procedimento e ordinare la conseguente restituzione degli atti al proprio Ufficio.

Napoli, 3/6/19 Il Sost. Procuratore della Repubblica
Giancarlo Novelli

Dunque il Pubblico Ministero Giancarlo Novelli, proscioglie Marcello Panico con un atto che non è azzardato definire generoso, specie per un magistrato togato da tanto tempo e quindi di grande esperienza. In particolare, il Pubblico Ministero Giancarlo Novelli, osserva che dalle attività investigative svolte non sono emersi elementi utili per l’identificazione dei responsabili o per la ulteriore prosecuzione delle indagini preliminari. Il Pubblico Ministero, dunque, spiega l’accaduto, ipotizzando una sorta di complotto – allo stato solo da Egli ipotizzato – ordito dalla ditta Edil Capri, teso ad eliminare Marcello Panico dal territorio per accaparrarsi la sua fetta di lavori sull’isola.
Va detto, a memoria storica, che la Edil Capri già da tempo era esecutrice di buona parte di lavori edili per Sirti, e che proprio la Edil Capri si adoperò per far confluire a Panico parte di lavori dalla Sirti. Quindi, le cose contrastano e le supposizioni sembrano frangersi, anche perchè – a seguito della vicenda – l’impresa di Panico venne sostituita con un’altra impresa che non è la Edil Capri.La ipotesi complottistica del Pubblico Ministero Giancarlo Novelli non è suffragata da alcuna prova, ma solo da congetture: tali da prosciogliere il Panico. Va notato che appare quanto mai singolare che un magistrato prosciolga un imputato, ipotizzando un complotto messo in essere dall’imprenditore della Edil Capri in combutta con Felice Spinella, il tutto senza dimostrarlo, ma solamente supponendolo. Inoltre, va constatato che, supposizione su supposizione, nel mirino sono finiti l’imprenditore della Edil Capri e Felice Spinella, i quali però non hanno mai ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria per l’aspetto della droga ritrovata nel furgone, e che negli atti d’indagine, rappresentati da 944 pagine, c’è tutto e di più, tranne un solo singolo straccio di prova per dimostrare ciò. La ipotesi, anche riportata a gran voce da moltissime testate, è che l’imprenditore e Spinella avrebbero organizzato il “trappolone” – così è stato definito – ai danni di Panico, mediante l’introduzione di cocaina in un mezzo da lavoro di Panico (ovvero loro due assieme ? uno solo dei due ? o chi per loro ?). In particolare poi – e questa è degna dei migliori Totò e Peppino – l’imprenditore, nei giorni precedenti alla trappola, avrebbe addirittura avvisato un operaio di Panico che “a breve sarebbe passato a lavorare per lui” (strano per uno che sa che sta andando a commettere un grave reato), e Spinella avrebbe in primis avvisato le Forze dell’ Ordine (ovvero Spinella è così astuto da una parte, e così stupido dall’altra, da comunicare una notizia così difficilmente reperibile sul mercato dei confidenti) ed in secundis, avrebbe dato immediato e grande risalto mediatico della vicenda stessa.
La ragione per la quale Spinella è chiamato in causa è una telefonata – avvenuta la mattina del ritrovamento della cocaina – di cui non si conosce il contenuto, ma solamente la circostanza che è avvenuta, che testimonierebbe la “soffiata” fatta da Spinella alle Forze dell’Ordine. Ciò lo ha affermato Stefano Guarino, delle forze di Polizia, che alla domanda del Magistrato sul motivo di quella telefonata, dichiarerà – con molta reticenza – che il giornalista, Felice Spinella, sarebbe stato la fonte del ritrovamento della droga (il motivo per il quale un esponente delle forze dell’ordine è reticente su una tale circostanza, non è stato approfondito: ovvero un rappresentante delle forze dell’ordine avrebbe dovuto “immediatamente e con sicurezza” riferire di una tale circostanza).
Quel mercoledì mattina, Spinella effettivamente telefona al Guarino: ma per chiedere, come Spinella dichiarerà al Pubblico Ministero Giancarlo Novelli, se vi fossero su fatti di cronaca in generale. A coloro che ricordano i fatti dell’epoca, va ricordato che, i giorni in cui avviene la vicenda del Panico, sono gli stessi della ricostruzione giudiziaria della vicenda della rapina messa a segno, il capodanno precedente, da Friederich Von der Horst. Dunque, Felice Spinella – giornalista e direttore del giornale Nuova Capri – come da consolidata e comprovabile abitudine, man mano che si arrivava alla data di preparazione del giornale locale, telefonava al responsabile dell’anticrimine del Commissariato di Capri (all’epoca proprio Stefano Guarino), com’è normale faccia un giornalista specializzato in inchieste giornalistiche. Era difatti proprio l’ispettore Guarino, che si stava occupando del caso di Friederich Von der Horst, in quanto conosceva molto bene sia il soggetto che i suoi precedenti. L’ispettore Guarino – proprio quella mattina – addirittura richiama Spinella (vi è prova della chiamata ma non del contenuto della stessa) per farsi meglio spiegare un passaggio fondamentale dell’audio della intervista – all’epoca andata in onda – che fece scalpore e che smascherò Von der Horst come l’autore della rapina. Per completezza di narrazione va precisato che l’interesse di Guarino riguardava parte di un audio registrato prima della trasmissione – e dunque mai trasmesso – riguardante un altro furto. In pratica, una sorta di confessione spontanea utilizzata da Von der Host per accreditare se stesso nei confronti del giornalista Spinella, riferita comunque a fatti oramai prescritti e non più perseguibili.
I rapporti tra Spinella e Guarino erano professionalmente corretti al punto che, all’epoca della storica intervista al Von Der Host, qualche giorno precedente alla intervista – proprio nella sede del Commissariato – il Guarino lasciò sulla sua scrivania il fascicolo di indagini dicendo “vado in bagno 5 minuti hai solo 5 minuti di tempo”, facendo in modo che Spinella fotografasse con il proprio cellulare un bel po’ di pagine delle indagini ed, integrando il tutto con altre informazioni già in suo possesso, potè contestare al Von der Host cose precise e fare un ottimo lavoro da giornalista. Fu quella l’occasione per sbirciare anche il fascicolo sulla morte di Pamela Reynolds e qualche altro documento.
Il perché Guarino abbia voluto riferire che fu Spinella a dargli la soffiata, sarà cura degli organi inquirenti appurarlo. Certo è che, successivamente all’interrogatorio con il Pubblico Ministero, Spinella – incontrando Guarino – gli chiese, prontamente, come mai avesse detto che fosse sto lui la fonte dell’informazione, ricevendo dal Guarino la risposta che “era stato il suo superiore e non lui” (perché il Guarino non risponde a Spinella “sono stato io perché è andata esattamente così?”). Per dovere di cronaca, va riferito che il Vice Questore che dirige il Commissariato di Polizia di Capri, non appena ne ha avuto opportunità, ha sostituito Stefano Guarino con Giuseppe Mariella e da lì l’anticrimine ha ripreso a lavorare, dovendo, prima di tutto, smaltire mesi e mesi di arretrato della gestione Guarino. Così come – per dovere di verità – va sottolineato che, tacciare Spinella di aver mentito spudoratamente, è inesatto e quantomeno ardito! il mentire (ma non vi è prova alcuna che Spinella abbia mentito) diventa addirittura “spudorato”solo e solamente nel caso in cui da una parte è certa la menzogna, e dall’altra è comprovabile il carattere di spudoratezza! Spinella sarebbe stato “spudorato nel mentire”, solo e allorquando fosse già stato provato – e senza dubbio alcuno – il suo essere a conoscenza di fatti totalmente contrari a quelli da egli affermati. E valga un esempio su tutti: l’Apostolo Pietro, duemila anni fa! Egli, mentì spudoratamente allorquando negò la conoscenza di Gesù; e lo fece in maniera spudorata in quanto era oggettiva e riscontrabile la conoscenza e la assidua frequentazione dei due. Certe affermazioni, e certi aggettivi dovrebbero essere usati con responsabilità: e non come mero strumento denigratorio. Così come – in merito alla tempestività ed al grandissimo risalto mediatico, relativo al ritrovamento di cocaina, di cui pure Spinella è stato tirato in ballo – che detta notizia fu divulgata da Spinella dopo circa 4 ore dalla avvenuta pubblicazione da parte di terzi. Inoltre, per dovere di cronaca, va riferito che Guarino, domenica scorsa, avvicinandosi ad un comune amico, all’uscita dei giornali che riportavano il presunto complotto ordito da Spinella e dall’imprenditore, così come è convinto il Pubblico Ministero Giancarlo Novelli, ha chiesto: “come sta Felice?”. Non se ne capisce il motivo di questa domanda ma si può solo leggere nel suo disagio per aver riferito una cosa non vera, ovvero che Spinella era la fonte della notizia del Panico. Circostanza, questa, che ha procurato a Spinella una comunicazione di conclusioni indagini per false comunicazioni rese al pubblico ministero. Questa è l’unica accusa che il Pubblico Ministero Giancarlo Novelli ha inteso muovere a Felice Spinella, nessun complotto ordito ai danni di Panico, ne tantomeno in combutta con l’imprenditore.
Nei prossimi giorni Spinella verrà ascoltato nuovamente dal Magistrato Giancarlo Novelli, come il giornalista ha chiesto, indicando chiaramente che non vuole essere sentito dai Carabinieri che fanno parte del suo ufficio bensì dal Magistrato e questo è un suo diritto ed un dovere del Magistrato. Giornali online, come Caprinews, il cartaceo 535, L’Informatore Popolare di Capri ed Anacapri e sul social facebook gli ambienti della ex Primavera (questi ultimi coinvolti in scandali e affari di giustizia) e i nuovi di Capri Vera, hanno speculato su questa vicenda, facendo trasparire come se Spinella fosse un soggetto che nega di essere la fonte e potesse partecipare ad un complotto ordito ad arte. Ciò anche per screditare Spinella che, con decine di articoli e dichiarazioni in interrogatori, ha messo in luce, da ben altri Pubblici Ministeri, come il malaffare è a Capri ad opera di personaggi che, di quanto ingiustamente riportato dai suddetti giornali, si sono sollazzati. Oltre a false dichiarazioni rese al pubblico ministero la comunicazione di conclusioni indagini riguarda anche la querela per diffamazione a mezzo stampa avanzata dal Panico a Spinella, ed un altro avviso conclusioni indagini sempre per diffamazione a mezzo stampa che riguarda la giornalista Annamaria Boniello. La querela per il reato di diffamazione a mezzo stampa non sta nè in cielo nè in terra, in quanto la notizia è stata data da Stefano Guarino, quindi una fonte ufficiale, prima ad Annamaria Boniello, poi a Felice Spinella ed infine a Giuseppe Catuogno. Oltre Boniello e Spinella anche Giuseppe Catuogno ha scritto ma stranamente lui non è stato querelato e si è impegnato a diffondere il documento dell’archiviazione della vicenda del Panico girandolo per whazzapp anche agli avvoltoi. Premesso che querela non tiene e che verrà certamente archiviata perché non ve ne sono i presupposti alla luce della vicenda Panico, resta la posizione di Felice Spinella per il solo reato ipotizzato dal Magistrato, ovvero false comunicazioni al pubblico ministero in merito alla prima telefonata di quest’ultimo con il Guarino. Nè Spinella nè l’imprenditore sono stati mai indagati per quello che secondo il Magistrato è un complotto e appare in queste ore assurdo che, dallo studio delle 944 pagine che compongono il fascicolo delle indagini dell’indimostrato complotto, vi siano documenti che rappresentano la negazione della tesi del complotto e che appaiono agli occhi di Spinella come una mala interpretazione e celano una verità nascosta. La difesa di Felice Spinella dalle accuse mossegli è stata affidata all’avvocato Giancarlo Panariello, un penalista di grande esperienza ed alta professionalità, certamente dopo l’interrogatorio del giornalista la posizione cambierà, il Pubblico Ministero Giancarlo Novelli dovrà riscontrare stesso in quelle 944 pagine che qualcuno, chissà perchè, ha incastrato i fatti, gli interrogatori, le intercettazioni ambientali, in un modo diverso da quello che sono. Screditare Spinella, infangando la sua credibilità, è al momento quello che gli ambienti del malaffare isolano vogliono fare più d’ogni altra cosa. Basta verificare su facebook (dove sono coinvolti in quest’azione anche imputati, indagati, mogli e figli) come ciò avviene sistematicamente, inquinando indagini condotte con grande serietà.