All’ospedale Capilupi, negli scorsi giorni, si sono sentiti i vagiti di un bimbo, cosa che non avveniva dal febbraio di due anni fa. Tre chili e duecento grammi di peso, ottima salute, all’anagrafe Christian, per la felicità dei genitori anacapresi Teresa e Giovanni. Ad occuparsi della partoriente, in travaglio già da diverse ore presso la propria abitazione, il ginecologo Luigi Ascione, le ostetriche Rosaria Attruia e Rosaria Schettino, la pediatra Ivana Corsi e l’infermiera di sala Gina Tortora. La partoriente è arrivata in ospedale intorno alle ore 2 con il 118, il cui personale, con la dottoressa Carmen Aprea, si è trovato di fronte a contrazioni molto ravvicinate, così da decidere immediatamente il trasferimento al noscomio caprese. In effetti, la partoriente Teresa, non voleva dare alla luce il piccolo Christian a terraferma e per poter realizzare la nascita al Capilupi ha scelto di effettuare il travaglio presso la propria abitazione, certamente assistita privatamente, rischiando e per poi andare in ospedale solo un’ora prima di partorire. Certamente, questo parto al Capilupi è irripetibile e ben vengono le parole di entusiasmo ma partorire al Capilupi è inipotizzabile, se non rischiando tanto, come ha rischiato Teresa, che ha rinunciato alla cardiotocografia. Se la partoriente fosse arrivata in ospedale almeno due ore prima sarebbe stata trasferita in elicottero presso un altro ospedale di terraferma dove avrebbe partorito. Il parto al Capilupi è possibile solo in emergenza, ovvero quando il travaglio è in via di completamento o quando le condizioni meteomarine ne impediscono il trasferimento con elicottero o con idroambulanza.