Il Processo a Stefano Mariotti per omicidio preterintenzionale che si sta celebrando al Tribunale di Napoli per la morte di Giovanni Masturzo è ormai arrivato alle battute finali.
All’udienza scorsa del 21 maggio é stato sentito in aula il dottor Moretti, il Ctu e medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Giovanni Masturzo. Il medico, nonostante la linea difensiva dell’omicida, che voleva far emergere cause diverse della morte, ha confermato il nesso tra l’aggressione e il decesso della vittima e non per complicazioni di carattere sanitario. Il 3 ottobre ultima udienza con l’arringa della difesa, della parte civile del Pubblico Ministero, dove ognuna delle parti presenterà al Magistrato, il Gup Chiara Bardi, che dovrà emettere la sentenza, le proprie richieste. L’ avvocato Roberto Tropenscovino, del Foro di MIlano, è riuscito a far respingere le richieste di patteggiamento e quant’altro, che avrebbero consentito a Stefano Mariotti di non scontare in carcere nessun giorno della sua vita per aver troncato quella di Giovanni Masturzo. Quando si concluderà il processo con la sentenza a carico di Stefano Mariotti salirà sul banco degli imputati l’attuale fidanzata che era l’ex dell’anacaprese morto, Maria Teresa Troccia, che nel difendere, mentendo, il suo attuale amore, rendendo dichiarazioni a tal punto di riferire una verità diversa, ovvero che la vittima avesse colpito con il casco al volto del Mariotti e quindi, dando una spiegazione che quel pugno era stato sferrato dopo essere stato colpito, il pugno che è costato la vita al Masturzo. Veniamo ai fatti. Giovanni Masturzo, nella notte tra l’1 e il 2 settembre, provenendo da un addio al celibato di una coppia di amici, aveva incrociato sulla sua strada l’ex fidanzata Maria Teresa Troccia e il suo nuovo compagno Stefano Mariotti, un romano palestrato che trascorreva sull’isola le vacanze. Da quell’incontro, una lite verbale, dove Giovanni Masturzo, anche un po’ alticcio per i festeggiamenti del coronamento del matrimonio degli amici, per il baldanzoso cinquantenne romano, Stefano Mariotti, si è conclusa con lo sferrare un pugno al volto dell’anacaprese, che, cadendo su se stesso ha battuto il capo perdendo conoscenza.
Da qui l’intervento del 118 che lo trasferiva al Capilupi per poi trasportarlo in elicottero alla Terapia Intensiva del San Giovanni Bosco, dove, dopo un mese, è deceduto. Nell’immediatezza i Carabinieri della Stazione di Anacapri, diretti dal Luogotenente Cristoforo Perilli, hanno svolto le indagini ascoltando anche il Mariotti e la Troccia, risultati collaborativi e che hanno dichiarato che il Masturzo ondeggiava il casco del suo ciclomotore in modo minaccioso provocando la reazione del pugno fatale. I Carabinieri acquisirono anche le immagini delle telecamere di video sorveglianza ed ascoltarono alcuni testimoni che si trovavano sul luogo dell’accaduto, all’incrocio della strada che porta alla Grotta Azzurra. Con la morte del 44enne Giovanni Masturzo il Pubblico Ministero, Maria Carolina De Pasquale, indagò Stefano Mariotti prima per lesioni gravi e poi per omicidio preterintenzionale aggravato, perchè come dimostrerà l’autopsia, la causa della morte era nel pugno sferrato all’anacaprese. Nel corso delle indagini e con la visione dei filmati delle telecamere di videosorveglianza la posizione di Maria Teresa Troccia, venne stralciata dal Pubblico Ministero per false dichiarazioni rese al magistrato, in quanto la versione da questi fornita e dal suo fidanzato romano non era veritiera. Con l’inizio del processo Stefano Mariotti, attraverso il suo legale di fiducia romano, Veronica Paturzo, ha cercato a tutti i costi di patteggiare la pena da infliggergli affinchè si riducesse nei 4 anni prevista, in tal modo non avrebbe scontato neanche un solo giorno di carcere. A queste udienze scandite dalla continua richiesta di patteggiamento ed in ultimo anche concordata con il Pubblico Ministero, si è levata con forza e determinazione la voce del legale dei familiari di Giovanni Masturzo, Roberto Tropenscovino del Foro di Milano
che ha fatto sì, facendo rivedere in aula le immagini dove si vede che Giovanni Masturzo non aveva colpito con il casco Stefano Mariotti che aveva sferrato il pugno fatale, le richieste di patteggiamento furono respinte.