Il Tribunale di Napoli, su richiesta del costruttore caprese Biagio Gargiulo, ha convertito il divieto di dimora a Capri con l’obbligo di firma. Infatti, Biagio Gargiulo se pur esiliato ad Anacapri per circa sei mesi ha potuto far ritorno nella vicina Capri, dove ci sono i suoi legittimi interessi, quale costruttore e la sua abitazione che condivide con i familiari, dovendosi però presentare tutti i giorni alla Stazione Carabinieri di Capri, per la firma del registro dei sottoposti a misure di prevenzione. Ma la vicenda di Biagio Gargiulo si complica per una denuncia sporta contro di lui per minacce.
La vicenda vede protagonisti Biagio Gargiulo con l’ex responsabile dell’ufficio di edilizia privata del Comune di Capri Massimo Stroscio e Silverio Paone, proprietario dell’immobile oggetto del reato contestato dalla Magistratura. Il 7 agosto dello scorso anno a seguito di complesse indagini dei Carabinieri della Stazione di Capri insieme a quelli della Compagnia Carabinieri di Sorrento, su disposizione della Procura della Repubblica di Napoli, Pubblico Ministero Maria Carolina De Pasquale, accolte dal gip del Tribunale di Napoli Isabella Iaselli trassero in arresto, portandolo ai domiciari l’architetto Massimo Stroscio, a cui recentemente è stata convertita la misura cautelare in divieto di dimora a Capri. La vicenda giudiziaria nasce da lavori abusivi eseguiti in un’appartamento dell’imprenditore Silverio Paone in zona Cercola, che scoprirono i Carabinieri della Stazione di Capri, apponendo i sigilli. L’abuso bloccato dai Carabinieri non era visibile dalla pubblica strada e quindi in molti ritennero che l’informatore dei militari fosse tra gli operai dell’impresa caprese, anche, perchè il movimento di materiale edile era giustificato da lavori pubblici realizzati sulla strada parallela all’appartamento. Dopo il sequestro degli abusi il proprietario dell’appartamento chiese il ripristino dello stato dei luoghi che eseguì il costruttore Biagio Gargiulo, vale a dire riempire un locale di 38 metri quadrati che era stato ricavato in modo illegale per ampliare la villa. Una volta comunicato dal proprietario alla magistratura che il ripristino era stato eseguito, l’ex capo dell’ufficio tecnico Massimo Stroscio, con un Maresciallo dei Carabinieri della Stazione di Capri si recarono sul posto per verificare. L’architetto Massimo Stroscio in quel volume di 38 metri quadrati fece eseguire agli operai un solo foro su una parete molto lunga affermando che il ripristino era stato fatto. Dopo un po’ di giorni i Carabinieri della Stazione di Capri con il Comandante, tornarono alla villa di Silverio Paone per verificare la veridicità di una soffiata, ma invece che con l’ex capo dell’ufficio tecnico Massimo Stroscio ci andarono con l’ingegnere Salvatore Rossi, che richiese la necessità di effettuare più fori in punti diversi, così venne scoperto che effittivamente il ripristino non era stato fatto, e che il volume non era stato riempito per poi probabilmente con il passar degli anni diventare un nuovo volume da annettere alla villa. Infatti, su 38metri quadrati Massimo Stroscio fece un saggio di soli 55 centimetri. L’ingegnere Salvatore Rossi rese quella finta parete un colabrodo. In quella occasione fu nominato, “ausiliario di polizia giudiziaria”, vincolandolo all’obbligo del segreto istruttorio, quindi senza poter riferire neanche una parola a chicchessia, neanche al suo dirigente, che, però fece di tutto per poter avere notizie. In effetti in quella villa dove non ci sarebbero dovuti più essere i volumi abusivi in corrispondenza (così si legge nelle carte della magistratura) “del foro praticato a marzo, era stato realizzato un manufatto di soli 55 centimetri di larghezza e due metri di altezza, con sponde di legno e riempito in terra, un baldacchino in corrispondenza del foro praticato in occasione della prima verifica, che ha tratto in inganno gli inquirenti. Era una sorta di microripristino dello stato dei luoghi da utilizzare come specchietto per le allodole. C’è la concreta possibilità che tali condotte non costituiscano un caso isolato, vista la professionalità e l’acutezza delinquenziale dimostrata da soggetti pur incensurati”. Da qui la denuncia a carico del costruttore caprese Biagio Gargiulo, dell’ex responsabile dell’ufficio di edilizia privata del Comune di Capri Massimo Stroscio e Silverio Paone, proprietario dell’immobile oggetto del reato, per aver reso false dichiarazioni al magistrato attestando il ripristino. Il Pubblico Ministero Carolina De Pasquale chiese al Gip Isabella Iaselli l’arresto degli indagati che venne autorizzato il 7 agosto.
Biagio Gargiulo, secondo a quanto riferito a fonti vicine allo stesso, si è preso tutte le responsabilità, scagionando Stroscio e Paone, e sarebbe pronto a sopportare il processo davanti ad una condanna certa che potrebbe ridimensionare con il patteggiamento o in seconda analisi con il rito abbreviato, perchè avrebbe ingannato la magistratura. Ma tutto ciò senza fare i conti con l’oste, ovvero con il Pubblico Ministero Carolina De Pasquale che dovrà scegliere se accogliere la tesi di Biagio Gargiulo, scagionando Stroscio e Paone, o chiedere al Gip in base alle prove raccolte di mandare tutti a giudizio a sedere sul banco degli imputati. Anche, perchè se Stroscio verrà prosciolto nonostante abbia ordinato in sede di prima verifica del ripristino dell’abuso di bucare solo dove Biagio Gargiulo aveva creato una sorta di falso telaio sarebbe una coincidenza poco credibile, ed, ancor più Silverio Paone, proprietario dell’appartamento al quale sarebbe stato salvato il volume oggetto del ripristino non fatto di 38 metri quadrati, senza dirgli nulla e senza chiedergli alcunchè economicamente, Biagio Gargiulo sarebbe eletto il nuovo Babbo Natale (così come tra barba folta e bianca e camicia rossa viene apostrofato da diversi bambini) e lo sarebbe anche per Paone. Massimo Stroscio, potrebbe anche ritornare al lavoro a Capri, anche se non verrà prosciolto, senza però avere alcun incarico di responsabilità e ciò potrà accadere nel momento in cui le esigenze del divieto di dimora dovessero venire meno ed andare davanti al Gip. Ma a parte tutta la vicenda giudiziaria di Biagio Gargiulo negli scorsi giorni questi si è recato all’ufficio lavori pubblici ove vi erano i due tecnici comunali, l’architetto Mario Cacciapuoti

ed il geometra Vincenzo Matassa,

e dove ha minacciato il primo tecnico, secondo lui reo di aver fatto un sopralluogo disposto dalla Magistratura con i Carabinieri della Stazione di Capri presso la sua abitazione e il suo luogo di ritrovo chiamato la barracca evidenziando una lunga serie di abusi per i quali il Comune di Capri, l’ingegnere Salvatore Rossi, che attualmente occupa il posto dell’ex responsabile dell’edilizia privata e lavori pubblici, il defenestrato Massimo Stroscio, che ha emesso le ordinanze di sequestro, abbattimento ed atti conseguenziali. Ovviamente se è vero che il geometra Vincenzo Matassa ha confermato le minacce nei confronti di Cacciapuoti, che tra l’altro e non è cosa di poco conto ha operato quale ausiliario di polizia giudiziaria, la posizione del costruttore Biagio Gargiulo si complica perchè aver ricevuto dal divieto di dimora l’obbligo di firma è un atto di fiducia della Magistratura e per questa cosa potrebbe essere messa in discussione dal Magistrato.