11. In Lui il nostro riscatto – La Buona Notizia della
Domenica del Battesimo del Signore – 13 gennaio 2019
a cura di don Carmine del Gaudio
Dalla Solennità della Rivelazione di Gesù, realizzata ai semplici pastori di Betlemme e, ai Magi venuti da lontano, oggi passiamo alla grande rivelazione al Giordano, dove Gesù viene come presentato dal Padre alla storia, al mondo intero, a tutti gli uomini. Anche a noi! Il cammino che ci viene proposto dalla stella della Chiesa ha un inizio come per Gesù il suo ministero in Cafarnao. Egli va alle sponde del fiume Giordano e si lascia battezzare dal reticente Giovanni, mischiandosi con la folla che accorreva da Giovanni. È la personale consacrazione che Gesù fa del ministero e della voce del Battista, peraltro ammmirato ed ascoltato da grande folla di discepoli ed ammiratori. Questo gesto, voluto e cercato, lo inserisce nel pieno del contesto della osservanza della Legge cui si sottomette per poterla cambiare dal di dentro e portandola alla perfezione, come avrà a dire durante la sua predicazione. Ma questa è l’occasione propizia per il Padre, per completare la Rivelazione del suo Figlio.
Dal Vangelo secondo Luca (3, 15.21.22)
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Quel popolo in attesa incarna la realtà della storia che attende con impazienza la rivelazione del Figlio di Dio, l’atteso da secoli. Dal suo cuore, spesso travagliato ed insoddisfatto, alla ricerca di un Bene assoluto e non effimero, l’uomo muove alla ricerca, come ci hanno insegnato i Magi. In questo modo tutti gli uomini sono invitati a fare il loro cammino, la loro ricerca. Noi credenti, siamo dei benedetti (volgarmente si direbbe “fortunati”!), perché siamo in cammino per grazia di Dio. Non siamo certamente migliori degli altri, ma, però, possiamo diventare un modello, un pinto di riferimento per il cammino di ricerca. Abbiamo la certezza che Dio è venuto Lui per primo incontro a noi. Ha fatto il primo passo: ha annullato la distanza che c’era tra noi e Lui. Qui la centralità dell’Incarnazione del Figlio di Dio, il Verbo che ha preso dimora nel grembo verginale di Maria Santissima. L’Incarnazione di Gesù realizza per il mondo intero la profezia di Isaia che leggiamo nella prima lettura di oggi:
Dal libro del profeta Isaia (40, 1-5.9-11)
«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio -. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
Spesso la voce dei profeti ha indirizzato i nostri cuori alla “consolazione”. Questa parola, detta agli esiliati in Babilonia è davvero un balsamo: ma solo per chi accetta la Parola di Dio come scommessa per il futuro della propria vita. Difatti ritorneranno a ricostruire Israele ed il Tempio sacro a Dio solo un piccolo resto tra i tanti prigionieri deportati: solo chi ha avuto fiducia nel Signore. Oggi questa parola è detta a noi. E dobbiamo crederci, nonostante intorno a noi nulla ci farebbe consolare: ieri furono i profeti, raccolti poi da Giovanni Battista a proclamare “consolate, consolate il mio popolo”: e la Parola prosegue: parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata,… «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri». Anche oggi il Signore continua a venire per prenderci in braccio e farci gustare la sua presenza e la sua vicinanza. Davvero ci viene di benedire il Signore perché è tanto grande (Salmo103).
Nel suo cammino che inizia proprio con l’immersione del battesimo, cioè con l’immersione nella grazia di Dio che salva, il credente deve proclamare al mondo il lieto annuncio che ci viene suggerito da Paolo:
Dalla lettera di san Paolo a Tito (2, 11-14; 3, 4-7)
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato sè stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.
Credo sia opportuno, caro lettore, un momento di riflessione sul “nostro Battesimo”. È stato il momento di grazia che il Signore ci ha donato mediante la fede dei nostri genitori e della nostra comunità ecclesiale. È stato un piccolo seme piantato nei nostri cuori che, ogni giorno sempre di più ci chiede di essere coltivato e vissuto con una tensione di amore: tensione che ci porta verso la pienezza. Dire vita cristiana significa dire “pienezza”. Non ci possiamo contentare di una vita sciatta e piatta. L’amore di Dio riversaro nei nostri cuori dalla presenza di Gesù ci spinge sempre più fortemente verso Dio. E solo se muoviamo verso Dio proveremo il gusto della vita che ci riempie sempre di più il cuore e la vita. Questo richiede a noi di saper scegliere sempe prima di tutto e di tutti Dio, con il suo amore. Ecco come S. Ippolito, un Padre della Chiesa, greco, ci indica il cammino da fare e iniziato con l’immersione nella santa acqua:
Questa è l’acqua associata allo Spirito Santo per mezzo del quale è irrigato il paradiso, la terra diventa feconda, le piante crescono, ogni essere animato genera vita; e per esprimere tutto in poche parole, è l’acqua mediante la quale riceve vita l’uomo rigenerato, con la quale Cristo fu battezzato, nella quale discese lo Spirito Santo in forma di colomba. Chi scende con fede in questo lavacro di rigenerazione, rinunzia al diavolo e si schiera con Cristo, rinnega il nemico e riconosce che Cristo è Dio, si spoglia della schiavitù e si riveste dell’adozione filiale, ritorna dal battesimo splendido come il sole ed emettendo raggi di giustizia; ma, e ciò costituisce la realtà più grande, ritorna figlio di Dio e coerede di Cristo.
La luce che possiamo e dobbiamo riflettere è la nostra testimonianza in un mondo assetato di autenticità.