Lunedì scorso i Vigili Urbani del Comune di Capri hanno notificato a 6 tecnici ed al proprietario di un appartamento la comunicazione che li vede protagonisti il 21 gennaio prossimo, al Tribunale di Napoli alla Sezione per le Indagini Preliminari, Ufficio 11°, all’udienza nella quale verrà stabilito se verranno rinviati a giudizio o archiviata l’inchiesta. Un’inichiesta che è nata a seguito di indagini svolte sul territorio dalla Stazione dei Carabinieri di Capri che ha agito su delega del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Napoli, del pool mani pulite, Monica Campese. I Carabinieri hanno scoperto che per un’abitazione con il doppio ingresso su via Matermania e via Dentecala, a ridosso dell’Arco Naturale, era stato portato in commissione edilizia il condono, ad opera del tecnico di fiducia della proprietà, il geometra Sergio Federico. L’immobile oggetto di condono nei termini di legge, aveva visto l’ingegnere Giuseppe Aprea occuparsi della presentazione della pratica con i relativi versamenti, fotografie e piantine, e che risultava di una dimensione fortemente ridotta rispetto a quello che il tecnico di fiducia ad aprile aveva fatto portare in commissione edilizia per essere valutato. Quindi l’ingegnere Giuseppe Aprea è il tecnico che stila la domanda di condono indicando le superfici degli abusi e quelle preesistenti, lascia poi l’incarico che nel 2017 viene affidato dalla proprietà dell’immobile al geometra Sergio Federico, che, torvandosi, tanto probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto, commette un falso, aumentando la superficie in condono di 57,48 metri quadrati, quindi una superficie al pari di nuovo appartamento. La pratica di condono nel 2018 a febbraio va in commissione edilizia dopo che è stata istruita dal responsabile dell’ufficio tecnico, oggi agli arresti domiciliari per reati legati all’edilizia, l’architetto Massimo Stroscio, e la commissione composta da Claudio Oscar Stabile, Livio Carlo Talamona, Maria Luisa De Angelis, Antonio Di Martino e Costantino Cerrotta l’approva. Della commissione edilizia fanno parte anche l’ingegnere Giuseppe Aprea che si allontana essendo stato il tecnico di quell’appartamento per il condono in quanto incompatibile ed ovviamente Sergio Federico che è il firmatario della pratica risultata falsata. I Carabinieri nel corso delle indagini chiamano uno per uno tutti i componenti della commissione edilizia per sentirli come persone a conoscenza dei fatti, compreso l’ingegnere Giuseppe Aprea che conferma che lui ha riportato all’epoca dei termini per presentare la pratica di condono i reali metri quadri oggetto degli abusi. Gli altri tecnici nuovi a presentarsi davanti ai Carabinieri risultano provati da quella convocazione che vedendoli come persone a conoscenza dei fatti implica la non presenza di un legale, sono molto collaborativi per quello che sanno che è comunque molto poco. Quelli che hanno avuto già a che fare con indagini e quant’altro vanno spavaldi uscendo però dalla caserma della Stazione Carabinieri di via Provinciale Marina Grande molto più provati dei giovani colleghi. La notizia di quelle presentazioni in caserma si diffonde subito, anche perchè i tecnici non hanno capito bene cosa cercassero i Carabinieri ed anche per giustificare agli occhi di chi li aveva visti entrare in quella che qualcuno definirà la tana del lupo. Dopo qualche mese, ai primi di agosto, tutti i protagonisti di questa vicenda ricevono l’avviso della conclusione delle indagini, ad eccezione dell’ingegnere Giuseppe Aprea, che non era presente alla commissione edilizia di febbraio 2018. Il Pubblico Ministero Monica Campese spedisce due avvisi di chiusa inchiesta a carico del proprietario dell’immobile e del geometra Federico Sergio, nell’ambito di un procedimento che vede iscritti nel registro degli indagati anche cinque pubblici ufficiali, ovvero i tecnici che facevano parte della commissione edilizia, Claudio Oscar Stabile, Livio Carlo Talamona, Maria Lucia De Angelis, Antonio Di Martino e Costantino Cerrotta. L’iscrizione nel registro degli indagati non risparmia il deus ex machina dell’edilizia caprese, il responsabile dell’ufficio urbanistica, il braccio operativo del sindaco nell’edilizia, architetto Massimo Stroscio, coinvolto in quest’inchiesta nella duplice veste di responsabile del procedimento dell’esame della pratica del condono ed ovviamente come responsabile dell’ufficio. Il Pubblico Ministero Monica Campese contesta al proprietario dell’immobile di via Dentecala – via Matermania ed al geometra Sergio Federico il falso ideologico in relazione alla presentazione della pratica di condono che il primo ha firmato conoscendo bene che la reale consistenza della pratica di condono originaria era inferiore a quella ritoccata ad arte dal geometra Sergio Federico che risponde come tecnico firmatario della relazione allegata a questa pratica ritenuta sospetta, “nonché come redattore dei relativi grafici ad essa allegati…falsamente rappresentato lo stato dei luoghi nella predetta integrazione. Il falso si sarebbe concretizzato affermando che le superfici descritte “sono conformi a quanto dichiarato nei modelli di richiesta del condono e che pertanto il grafico di rilievo allegato alla predetta integrazione è conforme allo stato dei luoghi, riportando invece ampliamenti di superficie pari a metri 57,48 per una volumetria pari a metri 148,82”.
Secondo il Pubblico Ministero Monica Campese della Procura della Repubblica di Napoli, l’architetto Massimo Stroscio e i tecnici Claudio Oscar Stabile, Livio Carlo Talamona, Maria Lucia De Angelis, Antonio Di Martino e Costantino Cerrotta avrebbero omesso i dovuti controlli, fino ad esprimere parere favorevole alla richiesta di condono ed avrebbero intenzionalmente procurato al proprietario di quell’immobile, un ingiusto vantaggio patrimoniale di rilevante entità consistente nella realizzazione di opere e nell’aumento del valore dell’immobile pari a circa 460mila euro. Dopo l’avviso della conclusione delle indagini nei termini previsti dalla legge tutti gli indagati hanno fornito chiarimenti circa la posizione di ognuno, un chiarimento che però al Pubblico Ministero Monica Campese non ha fatto cambiare idea e che l’ha spinta ai primi di ottobre a chiedere il rinvio a giudizio per tutti. L’11° Ufficio della Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari, Giudice Eliana Franco, ha comunicato agli indagati e propri difensori che il 21 gennaio prossimo si terrà l’udienza preliminare dove verranno vagliate tutte le posizioni. Le prove che ha avuto a disposizione il Pubblico Ministero Monica Campese sono le informative dei Carabinieri, i verbali della commissione e le dichiarazioni dei componenti presenti, il fascicolo edilizio e sembrerebbe anche la pratica originaria che era presso la Soprintendenza a Palazzo Reale, grazie alla collaborazione della Soprintendente Paola Bovier, che, suo malgrado, con le tante indagini su Capri e il funzionamento dell’ufficio tecnico fintanto vi era a capo l’ex responsabile, oggi agli arresti domiciliari, architetto Massimo Stroscio, era convinta che oltre a reati in materia edilizia non si arrivasse a tanto e dovendosi rendere conto che per un metro quadro che oscilla da 10 a 15mila euro si farebbero carte false (mai parola utilizzata fu così appropriata nrd). La Soprintendente Paola Bovier, appena perse fiducia nell’ex responsabile dell’ufficio urbanistica, architetto Massimo Stroscio, e chiedendo che le pratiche approvate dal Comune di Capri e trasmesse alla Soprintendenza fossero complete della storia dell’immobile e non solo dell’intervento richiesto, fu destinataria di una denuncia da parte di questo tecnico che è oggi agli arresti domiciliari. La comunicazione di presentarsi davanti al Gip agli indagati è stata anche trasmessa al sindaco di Capri, Gianni De Martino, per la costituzione di parte civile, nominando un avvocato di fiducia in quanto il Municipio è parte lesa in questa vicenda, una cosa imbarazzante almeno, se si pensa che il primo cittadino ha espresso solidarietà nei confronti dell’ex responsabile dell’ufficio urbanistica architetto Massimo Stroscio, da lui nominato in quella posizione e più volte difeso nell’operato e che la maggior parte dei tecnici indagati fanno parte del cerchio magico della Primavera che è il movimento politico che gli fa indossare la fascia tricolore. Qualora il sindaco non si costituirà parte civile la magistratura dovrà chiedere al Prefetto, sembra essere questa la prassi, di nominare un commissario ad acta per la parte civile. Proprio in questi giorni, il 6 novembre i magistrati del Tribunale di Napoli dovranno valutare se revocare o meno la misura cautelare degli arresti domiciliari per l’architetto Massimo Stroscio, che è relegato nella sua abitazione napoletana dal 7 agosto scorso. Questi venne arrestato con la concessione ai domiciliari con l’imprenditore edile Biagio Gargiulo e l’imprenditore Saverio Paone, nipote del patron di “Kiton”, per frode processuale, falso ideologico e falso materiale, commessi in concorso. Per l’architetto Massimo Stroscio arresti domiciliari, per l’imprenditore edile Biagio Gargiulo e l’imprenditore Saverio Paone, il divieto di dimora nel Comune di Capri. L’architetto Massimo Stroscio subito dopo l’arresto chiese attraverso il suo legale di fiducia, l’avvocato Mario Del Savio, di convertire la misura cautelare degli arresti domiciliari a cui questi è sottoposto con il divieto di dimora a Capri. Una richiesta che il Riesame ha respinto ritenendo che sussitano le necessità degli arresti domiciliari dove gli è stata rigettata anche la richiesta di poter avere visita dalla sua compagna che fino a pochi mesi fa lavorava presso lo studio del tecnico Pino Gramegna. L’inchiesta relativa a queste tre misure cautelari sono state richieste ed ottenute dal Pubblico Ministero Maria Carolina De Pasquale, che ha sposato in pieno le indagini dei Carabinieri della Stazione di Capri, ed avallate dal Gip del Tribunale di Napoli Claudio Marcopide. Al tecnico, il deus ex machina dell’edilizia a Capri, indagato in altre inchieste, vennero sequestrati anche il computer e i telefonini, oggetto di indagini e stessa cosa all’imprenditore edile Biagio Gargiulo. Non si sa cosa e se sono stati trovati riscontri nei computer e telefonini degli indagati nè tantomeno se è emerso qualcosa dalla perquisizione delle abitazioni. I Carabinieri di Capri, un mese fa, avvalendosi dei tecnici in forza all’ufficio tecnico di edilizia pubblica, hanno anche effettuato presso l’abitazione e un altro immobile definito “ludico” di proprietà di Biagio Gargiulo scoprendo abusi incredibili per le loro dimensioni e per i quali sono stati effettuati oltre al sequestro edilizio le procedure per la lottizzazione abusiva.