Nel 1808 Gioacchino Murat per distruggere i feudi dei nobili, anche se a Capri non ce n’erano, provvide a distribuire le terre in carico alle Università che oggi sono i Comuni, quindi si fece un sorteggio per dividere le terre demaniali tranne quelle ad uso civico, ovvero, ad esempio, le terre vicine alla fonte di Marucella, quelle che servivano per approvvigionarsi di legno per la popolazione, quelle per il pascolo, mentre quelle che non erano ad uso civico, ad esempio, erano rappresentate da quelle dedite alla coltivazione di frutta e vigneti. Alla fine vennero sorteggiate tutte le terre tranne quelle ad uso civico. Le terre vennero assegnate in modo gratuito ed alcune di esse restarono nella disponibilità delle Università. Tra il 1808 e il 1910 quelli che erano diventati proprietari si espansero illegittimamente verso i terreni delle Università e nel 1910 a Capri arrivò un Istruttore Demaniale, ovvero Raffaele D’Ambrosio, che, con gli strumenti dell’epoca, in due anni di duro e serio lavoro, stabilì quello che i proprietari avevano avuto legittimamente nel 1808 e quello che per i terreni confinanti si erano appropriati illegittimamente. Raffaele D’Ambrosio, per questo lavoro certosino non venne pagato e cadde in miseria a tal punto che le figlie chiesero che fosse pagato quanto gli spettava per poi transare per 12mila lire dell’epoca, cosa questa che accadde solo dopo la morte dell’ Istruttore Demaniale. Quest’ultimo nel completare quanto dettogli di fare stabilì che il Comune doveva rientrare in possesso delle terre ad uso civico, mentre per le altre appropriate ingiustamente mandò a chiamare tutti coloro che se n’erano appropriati offrendogli la possibilità di legittimare il loro valicare i confini delle proprietà a condizione di migliorare le terre e di corrispondere un canone detto livellario da livello, che era il nome del libro che conteneva con una descrizione certosina l’entensione, l’occupante e il canone che doveva pagare. Il lavoro di Raffaele D’Ambrosio, venne trasmesso al consiglio comunale che nel 1911-1912 lo approvò ed a cui seguì un’ordinanza prefettizia che stabiliva che i conciliati, coloro che avevano trovato accordo con quel funzionario demaniale che era un ingegnere, erano prieni proprietari con obbligo di pagare un canone e migliorare la terra. L’ordinanza prefettizia venne anche pubblicata in un regio decreto a sua volta pubblicato sulla gazzetta ufficiale. Il Comune di Capri riscosse i canoni fino al 1941 e successivamente per la loro esiguità non vennero più reclamati perchè alla fine era più costoso reclamare il pagamento con le cartelle comunali. Stessa situazione per il Comune di Anacapri dove Raffaele D’Ambrosio, aveva svolto diligentemente lo stesso lavoro dell’altro comune isolano. La legge prescrive che i Comuni posso reclamare i canoni arretrati adeguandoli agli ultimi 5 anni anche perchè notai consenzienti e truffaldini nei vari passaggi di proprietà cancellavano i canoni, mentre quelli scrupolosi negli atti notarili li riportavano, in effetti solo all’Archivio di Stato di Napoli vi è la possobilità per i Comuni di verificare quali sono le proprietà comunali di cui ci si è appropriati. Mentre il Comune di Capri si sta muovendo con grande lentezza per accertare quali siano le proprietà comunali ad uso civico che non possono in alcun modo essere date ai privati che se n’erano appropriati, il Comune di Anacapri invece in pochi mesi ha messo un punto fermo e con la pubblicazione su Nuova Capri di domenica 1° luglio scorso degli elenchi di coloro che devono pagare i canoni arretrati, cinque anni oltre a quello in corso, e posso anche svincolarli con un’altra somma stabilita dal Consiglio Comunale, si è scatenato un putiferio. Un putiferio perchè ad esempio sono saltate fuori proprietà che il governo svedese pensava non fossero gravati da canoni di Villa Axel Munthe. C’è il rischio che per i canoni reclamati al governo svedese nasca anche un incidente diplomatico. I terreni anche non di uso civico non possono mai essere soggetti a usocapione, eccetto in un caso, così come stabilito dal Tribunale di Napoli a seguito della sentenza di un privato di Capri che aveva chiesto appunto l’usucapione. Un usucapione che scatta solo se il cittadino per quella proprietà oggetto di canone ha ottenuto una licenza, ha presentato una pratica di condono, senza che il Comune abbia reclamato il canone e gridato a voce grossa il vincolo. Un usucapione che è un’interversione, ovvero determina che il proprietario legittimato di quel determinato terreno con obbligo di canone decorsi 20 anni da quelle pratiche autorizzative del Comune diventa pieno proprietario senza canone. In effetti i sindaci e ad esempio quello attuale di Anacapri, Franco Cerrotta, lo è stato anche dal 1995 al 2004 e poi dal 2009 ad oggi, quindi in questo periodo sono centinaia le pratiche edilizie licenziate senza che sia stato sollevato su quelle proprietà con canone quest’aspetto e quindi oggetto di usocapione, provocando un danno erariale che se venisse accertato significherebbe perdere i sonni tranquilli. Un altro aspetto che riguarda Anacapri è che il calcolo dei canoni ed il valore dei terreni è stato stabilito come bosco ceduo, quindi un valore bassissimo,mentre una direttiva specifica dell’agenzia del demanio stabilisce che per tale conteggio va calcolato l’indice di esproprio che è ben superiore alla base di calcolo invece considerata. La sentenza del cittadino a cui è stata riconosciuta la piena proprietà in usucapione determina anche per il Comune di Anacapri (il caso riguarda il Comune di Capri dove l’avvocato caprese Enrico Romano ha tenuto un brillante giudizio scrivendo una pagina di storia giuridica, che ha portato per il suo cliente un grande risultato, contro cui il Comune di Capri non si è neanche costituito in appello a differenza di un terzo privato interessato) che il Comune di Anacapri non riuscirà ad incassare le somme che ha previsto, anzi, rischia di trovarsi inquisito per il danno erariale che è consistente e per il quale è previsto qualora vi fosse condanna della Corte dei Conti, i politici devono metterci i soldi di tasca loro. Il Comune di Anacapri è stato inglobato in quello di Capri dal 1927 al 1945, poi è diventato indipendente. Il Comune di Anacapri, che aveva avviato le procedure per verificare i suoi beni civici (demani aperti) e terre legittimate o quotizzate (allodializzate) gravate da canoni (livelli) di natura enfiteutica (in demani chiusi) in meno di un anno ha fatto un lavoro esemplare. mentre gli usi civici sono imprescrittibili. Con deliberazione del Consiglio Comunale di Anacapri n. 5 del 7 marzo è stato approvato il regolamento dei criteri di calcolo dei canoni di natura enfiteutica gravanti sui terreni allodiali, legittimati ora allodiali e ancora civici e della relativa affrancazione eh ha definito l’iter procedurale da seguire per l’affrancazione dei canoni e con successiva deliberazione di Consiglio Comunale n. 10 del 26 aprile è stata consentita l’affrancazione dell’enfiteusi, su richiesta del cittadino o per iniziativa dello stesso Comune. Comune che ha dato anche incarico al responsabile dell’ufficio patrimonio di determinare l’importo di affrancazione e di adottare tutti gli atti conseguenti, incassando somme per le casse comunali. Il tecnico incaricato dall’amministrazione comunale anacaprese di effettuare le operazioni di natura storico-giuridica e tecnica, ha predisposto la lista di carico dei canoni calcolati secondo le direttive dettate con delibera di Consiglio Comunale. I privati cittadini che dovevano corrispondere al Comune di Anacapri i canoni per l’uso dei terreni e che in alcuni casi hanno acquistato proprietà, di cui non erano a conoscenza dei vincoli dei canoni dovranno comunque corrispondere i canoni arretrati al Comune di Anacapri, degli ultimi cinque anni e potranno acquistare, in base alle tariffe approvate dal Consiglio Comunale anacaprese, tali terreni. Con la prima fase di accertamento è emerso che gli attuali terreni allodiali e di quelli ancora civici del comune di Anacapri, sono per un totale di 243 ettari, 35 are, 13 centiare, oltre ettari 140, are 39, centiare 66. La Corte dei Conti, Sezione Regionale di Controllo per la Campania, ha stabilito l’obbligatorietà per i Comuni, che diversamente provocherebbero danno erariale che dovrebbero poi risarcire i politici e i funzionari inadempienti, di riscuotere i canoni di natura enfiteutica, ribadendo che godono della imprescrittibilità nonché della inalienabilità e della inusucapibilità. Con quanto stabilito dal Consiglio Comunale di Anacapri coloro che hanno terreni in enfiteusi corrispondendo il prezzo stabilito e pagando i canoni arretrati potranno estinguere definitivamente il gravame da usi civici riveniente da atti e provvedimenti giuridici che risalgono al lontano 1811. In caso di usurpazione (terreni civici arbitrariamente occupati) al Comune di Anacapri è dovuto un canone di occupazione del patrimonio indisponibile (terre civiche), in quanto i terreni sono tutt’ora demaniali e quando le rendite delle terre non bastino al pagamento delle imposte su di esse gravanti ed alle spese necessarie per la loro amministrazione e sorveglianza, il comune, per sopperirvi, deve imporre agli utenti un corrispettivo decorrente dal 1º gennaio 1995, i canoni annui per i beni appartenenti al patrimonio indisponibile dei comuni sono, in deroga alle disposizioni di legge in vigore, determinati dai comuni in rapporto alle caratteristiche dei beni, ad un valore comunque non inferiore a quello di mercato.
Il Comune di Anacapri con il suo regolamento ha stabilito che:
Affrancazione Dei Livelli Ed Aggiornamento Dei Canoni:
• all’art. 6 a1, 6 b1e 7a è stato fissato il calcolo per il canone di natura enfiteutica gravante
sui terreni allodiali (ex civici) e civici pari ad € 4.955,00 arrotondato ad € 5.000,00/20 =
€ 250,00 ( duecentocinquanta //00) ad ettaro annui per i terreni agricoli, rappresentato da
un ventesimo (1/20) della qualità predominante BOSCO CEDUO; si fa riferimento al all’art. 6 a2 e 6 b2 è stato fissato il canone di natura enfiteutica gravante sui terreni allodiali (ex civici) e civici pari ad € 300,00 (trecento//00) ad ettaro annui per i terreni edificati/edificabili;
• all’art. 7a e stato fissato che i canoni annuali ed il capitale di affrancazione saranno
ridotti del 30% per chi concluderà l’affrancazione entro 90 giorni dalla notifica
dell’avviso di pagamento dei canoni;
Per avviare tutta la procedura di riscossione ed anche la cessione dei terreni oggetto di enfiteusi la funzionaria comunale Adele Ipomea dovrà ora porre in essere tutto quanto necessario per la riscossione ordinaria e coattiva dei canoni di natura enfiteutica, compreso l’approvazione della bozza di avviso di pagamento bonario e della successiva ingiunzione fiscale, recuperando i canoni degli anni 2013-2014-2015-2016-2017 più l’annualità in corso 2018, specificando che il mancato pagamento del canone per un triennio comporta la reintegra dei terreni al demanio comunale facendo anche scattare reati di natura penale in tema di occupazione abusiva di suolo pubblico.
Certamente sarebbe ingiusto che il Comune di Anacapri nell’aver fatto un grande lavoro ed anche molto complicato debba ora trovarsi che per le terre non ad uso civico, per le quali sono state rilasciate autorizzazioni edilizie o per le quali sono arrivate al Comune di Anacapri nei termini pratiche di condono edilizio, sia scattata l’usucapione dopo vent’anni da esse, mentre Capri che ha fatto solo uno studio e fatto male possa dormire sonni tranquilli. Per la cronaca quel lavoro dei terreni inedificabili vide un incarico che l’ex sindaco di Capri Ciro Lembo dette a due tecnici privati, Sergio Federico e l’attuale sindaco Gianni De Martino, che, invece di andare all’Archivio di Stato si limitarono a riscontrare cosa risultava al catasto, che , a differenza del primo è un ufficio dove il cittadino va ad autodenunciare la consistenza di una proprietà ed eventuali vincoli, mentre all’Archivio di Stato sono conservati gli atti notarili in originale che risalgono dal 1808 in poi. Intanto, la Tenenza della Guardia di Finanza di Capri, diretta dal Luogotenente Pietro Varlese, proprio su questa materia sta indagando da mesi.